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Tuesday, 24th March 2015 

Sotto accusa i politici, non la politica

Le urne hanno parlato. In Italia sono sotto accusa i politici, non la politica. D'altro canto non potrebbe essere altrimenti. Gli italiani sono maturi, sanno distinguere, sanno riconoscere i politici che hanno fatto bene il loro mestiere e sanno premiarli, così come sanno castigare i politici e i partiti che li hanno delusi, che li hanno condotti per mano e bendati sull'orlo del baratro. Da qui si ritorna soltanto a prezzi di enormi sacrifici, che però i partiti e i politici non vogliono fare, preferendo farli fare soltanto agli elettori, colpevoli di essere stati per troppi anni creduloni e incapaci di fare scelte coraggiose.

La politica non è sotto accusa, anche perché, checché ne dicano i politici, la politica intesa all'italiana è morta e sepolta. Almeno a livello nazionale. E' stata uccisa dall'Unione Europea, la quale, pur se ancora mal funzionante, ha spostato i giochi politici a un livello dove le minuscole scacchiere regionali, provinciali, cittadine e rionali della nostra Italia non hanno più alcuna rilevanza. A questo livello nazionale gli uomini cominciano a contare più dei partiti. Lo dimostrano i successi in contro tendenza ottenuti da alcuni candidati a Palermo, Verona e Genova, lo dimostra il crollo di quasi tutti i partiti, lo dimostra il successo del Movimento Cinque Stelle che si dice portatore di idee e proposte innovative anzichè di slogan ormai vuoti di reale significato. La più bella battuta di questa tornata elettorale è stata probabilmente questa di uno delle cinque stelle: "Voto di protesta? No, voto di proposta". Purché non resti soltanto una battuta. Resta infatti da vedere se sotto la vernice nuova ci sono veramente persone capaci di intendere la politica come servizio al cittadino e non soltanto come mezzo per costruire fortune personali.

Non è la prima volta che in Italia gli elettori si dimostrano scontenti e disertano le urne, facendo crescere forze politiche nuove o apparentemente tali. Il loro torto è stato sempre quello di limitare la protesta alla deposizione della scheda nell'urna, mentre è necessario dotarsi di strutture intermedie che vigilino sul comportamento degli eletti e li chiamino regolarmente a rispondere del loro operato. E anche per loro niente articolo 18: chi non produce torni a casa.

E' tempo che gli italiani si rendano conto del fatto che essere comunisti, democratici, liberali o radicali, di destra o di sinistra, non significa più nulla. Il tempo delle scelte ideologiche è finito. Così come è finito il tempo dei nomi fantasiosi dettati dalle ricerche di mercato e che fanno gioco sulle parole libertà e democrazia. Sul palcoscenico europeo e mondiale dove ormai si fanno le scelte e si prendono le decisioni che contano questi sono giochetti che non incantano più nessuno.

Ciro Migliore

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