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Tuesday, 24th March 2015 

Tullio Moneta

Di nuovo a Macerata a 76 anni: le avventure rischiose vera passione - 

Paola Pagnanelli sull'edizione di Macerata del "Resto del Carlino" - 

Macerata, 3 luglio 2013 - LA SUA VITA sembra un film, anche se la parte in cui di film ne ha girati davvero è la più tranquilla. E dopo essere passato attraverso imboscate e guerriglie, Rolls Royce e Hollywood, Tullio Moneta è tornato in città. In tanti lo ricordano, anche se ne è passato di tempo da quando, nel 1957, lasciò Macerata. Nato a Fiume nel 1937, Moneta arrivò con la famiglia a sette anni. Poi si trasferì in Umbria. Era un atleta, campione di lancio del disco in ballo per le Olimpiadi, ma conosceva inglese e francese, e grazie a questo venne assunto da una compagnia francese di import-export e, nel 1961, mandato in Sierra Leone. «Ero capo amministrativo, facevo la costa occidentale dal Senegal al Gabon. Volevo partire da sempre, andare lontano, e ci sono riuscito. Nel ’61 l’Africa occidentale era un posto magnifico».

Poi si è spostato in Sudafrica.

«Nel ’64 andai a visitarlo, me ne innamorai e ci rimasi. Lì conobbi Luigi Tozzi, che aveva lavorato con il regista Gualtiero Jacopetti nel film “Africa addio”. Io avevo una grossa auto americana, e Tozzi me la chiese per portarla in Congo e usarla nel nuovo film di Jacopetti. Mi fecero un’ottima offerta, e così sono partito per il Congo. Lì c’era la guerra. Tozzi conosceva i mercenari, perché rivendeva loro vestiti e scarpe degli americani. Fu lui a dirmi, era la fine del ’64, che Mike Hoare del Quinto Comando, a Leopoldiville, l’attuale Kinshasa, cercava un interprete per inglese e francese».

E così lei venne arruolato.

«Con un regolare contratto con l’Armata nazionale del Congo. Mesi di addestramento, io intanto vedevo le armi, i trofei: ero entusiasta».

Con queste truppe è stato anche a Kindu, teatro dell’eccidio del 1961?

«Sì. C’erano molti italiani, avevano dei piccoli negozi e mi raccontarono storie agghiaccianti: dissero che ai soldati italiani erano stati mangiati cuore e fegato. Kindu ebbe un forte effetto su di me: quegli italiani erano stati male informati. Le famiglie non sapevano cosa fare, dove andare».

Cosa faceva con il Quinto Comando?

«C’erano guerre campali, attentati, imboscate nella giungla contro i ribelli Simba. Sapevamo dove erano, grazie alla popolazione locale: di notte accerchiavamo gli accampamenti e combattevamo».

E’ stato ferito?

«Più volte. In due casi mi diedero per morto. Però mi piaceva combattere, era la mia natura».

Non c’erano motivi ideali?

«Anche, certo. Ho sempre voluto difendere l’Europa, l’Occidente, contro il marxismo. Anche altri mi hanno cercato, e ho sempre rifiutato le loro offerte. La molla più forte però era lo spirito di avventura».

Fino a quando ha combattuto in Congo?

«Fino al ’67. Poi però il Sesto comando tentò un colpo di Stato, e tutti noi venimmo considerati traditori. A Leopoldville venni arrestato, espulso e rispedito a Johannesburg. Poi scattò il divieto di far combattere soldati non africani».

Come iniziò a lavorare per il cinema?

«Un giorno accompagnai la mia fidanzata, modella, a girare una pubblicità. Era ambientata negli anni Trenta, con i gangster. Io avevo una Rolls Royce del ’34, e anche quella volta la macchina fu il mio tramite: me la chiesero, mi proposero una parte, e così iniziai a girare per il cinema e la televisione».

Con chi ha lavorato?

«Con Rossano Brazzi, Jack Palance, Roger Moore, Tippi Hedren, Richard Burton, Don Ameche. Ho avuto piccole parti, ho fatto il consulente militare per varie produzioni, come “I quattro dell’oca bianca”. Sono stato a Hollywood. Ma mi annoiavo a morte».

Così ha smesso.

«Ho avuto un locale a Johannesburg, poi un’impresa edile, poi un campo di addestramento per addetti alla sicurezza: ero molto qualificato e lavoravo per istituzioni, banche. Ho fatto una fortuna, ma ho sempre delegato: non sono un uomo d’affari. Nel frattempo continuavo a occuparmi di intelligence, in Unione sovietica, nei Balcani, in Medio Oriente».

In questa sua attività rientra il colpo di Stato alle Seychelles?

«Anni Ottanta. Nell’Oceano Indiano c’era stato uno spostamento a sinistra che preoccupava qualcuno. Con Mike Hoare venimmo incaricati di rimettere in carica il presidente filo occidentale, che era stato deposto dal suo vice. Poi venimmo arrestati per pirateria aerea, condannati e rimessi in libertà grazie alle trattative internazionali».

E ora perché è tornato a Macerata?

«Ho problemi a una gamba, ferita in uno scontro. Dovrei operarmi, ma ho cambiato idea. Per ora sto qui, ma vorrei tornare in Sudafrica, dove ci sono anche i miei due figli».

La sua è stata una vita a dir poco avventurosa, non ha mai avuto paura?

«Mi sono trovato davanti un soldato con un Ak-47, sono stato ferito gravemente più volte. Ma nessuno mi ha obbligato a fare quello che ho fatto. La passione per queste avventure, per questa vita, è stata fortissima».

Tullio Moneta, mercenario

Matteo Ricucci su "La Rucola" di Macerata -


L’amico Pier Giorgio Natali mi presenta Tullio Moneta, longilineo, distinto, dallo sguardo acuto e indagatore: “Dottore, il mio amico Tullio ha bisogno di un tuo consiglio”. – “Piergiorgio, hai detto al tuo amico che sono in pensione da 15 anni?” – “Sì, sì, gliel’ho già detto, non è del medico che ha bisogno ma dello scrittore”.

Signor Moneta, anche lei scrive?
“In verità ho fatto tante cose nella mia vita, ma scrivere no, non mi è mai piaciuto”.

Si chiacchiera tanto sull’apatia degli italiani per la lettura, ma vivaddio se scrivono! e trovare qualcuno che afferma di non aver voglia di farlo è davvero raro! In cosa posso esserle utile?
“Ho intenzione di pubblicare le mie memorie e vorrei da lei qualche consiglio circa la stampa. Deve sapere che da molto tempo vivo in Sud Africa e in lingua inglese non mi riesce di riordinare i ricordi. Per questo sono ritornato a Macerata, da dove sono partito all’età di 22 anni per sfuggire ai lacci dell’educazione repressiva imposta dai nostri genitori”.

Non lo dica a me, anche io soffrivo le stesse angustie e per liberarmene decisi di arruolarmi in marina, sognavo le bianche vele gonfie di vento dell’Amerigo Vespucci, ma alla visita medica di pre arruolamento mi scartarono per una otite che non sapevo di avere. Ho pianto di rabbia, poi mi rifeci con l’iscrizione alla facoltà di medicina dell’Università di Bologna. Una settimana dopo la laurea optai per Macerata dove vivo da 50 anni. Mi tolga la curiosità, che lavoro ha svolto in Sud Africa?
“Il mercenario! Dottore, la vedo indifferente ma non abbia timore di dispiacermi. Sono da sempre abituato a percepire anche le minime sfumature di disapprovazione per il mio lavoro, perché infine di lavoro si tratta”.

Un lavoro molto rischioso, però!
moneta“Il nostro è un lavoro da professionisti super preparati, mi creda: si va in battaglia al massimo della forma e niente è lasciato all’improvvisazione, ogni membro del commando è intimamente sollecito della vita del suo vicino. E’ anche da sfatare la convinzione che noi saremmo uomini senza onore, senza patria e senza bandiera. Nessuno può combattere senza questi valori e i nostri comandanti sono persone di raffinata cultura, di onesti sentimenti, uomini che vengono da accademie prestigiose, in possesso anche di più lauree e con curriculum da fare invidia a qualsiasi altro soldato regolare. Nessun ferito in battaglia viene abbandonato sul campo e nemmeno nessun morto, sapendo, oltretutto, che in Africa quasi tutte le tribù praticano il cannibalismo. Lei ricorderà la tragica fine dei 13 aviatori italiani, trucidati in Congo, ebbene i benpensanti del civile Occidente non sanno che i loro cuori e i loro fegati furono mangiati crudi dai feroci Simba e i quarti dei corpi furono appesi in macelleria come vili quarti di mucche” .

Anche io ormai vivo chiuso nel mio immaginario mondo creativo, lasciandomi scivolare addosso la quotidiana mistificazione ammannita dai mass-media il cui unico proposito, e nemmeno tanto nascosto, è di impedirci di riflettere. Reagisco a tale violenza inventando mondi fittizi e personaggi irreali nei miei romanzi e nei miei racconti. Un giorno invento un cavaliere medioevale con la missione di portare a Gerusalemme il ritrovato Santo Graal e nel tentativo di riuscirci si scontra con terribili nemici, altrettanto motivati a strapparglielo per insania brama di possesso; un altro giorno creo un moderno terrorista che non risparmia mai sul numero delle vittime innocenti dei suoi attentati e si sente sempre nel giusto per orrende che siano le sue stragi.
“Fortunato lei che si rifugia nell’innocua immaginazione: noi quando combattiamo precipitiamo nel mondo della cruda realtà con l’imperativa esigenza di vivere o morire. Durante gli attacchi alle postazioni nemiche, nelle nostre vene si accumulano quantità esplosive di adrenalina che di per sé è già una bomba che ci può spaccare il cuore. Se non si avessero ideali convincenti a cui aggrapparsi non si potrebbe reggere lo sforzo per raggiungere lo scopo prefissato. Anche noi sospiriamo ognuno per la propria Patria, per le famiglie lontane, anche noi, quando ci battiamo, sogniamo la pace, anche a noi piace il dorato mondo del dolce far niente”.

Tutto ciò è comprensibile, signor Moneta, ma sarebbe preferibile vivere in un mondo di pace e di concordia con lo scopo di proteggere chi, come i bambini , le donne, gli anziani, con la guerra non ha nulla da spartire e paga sempre lo scotto più salato. A questo punto, mi permetta una domanda un po’ indiscreta…
“Dottore, lei può farmi qualsiasi domanda, perché percepisco in lei un’assoluta mancanza di pregiudizi morali e ideologici. Sono convinto, inoltre, della sua lealtà e della totale assenza di malizia. Mi chieda pure ciò che vuole”.

Lei prega il Signore prima di ogni attacco?
“Dottore, io non credo in Dio. Se avessi praticato qualsiasi fede, non mi sarei mai imbarcato su di una nave così pericolosa. Ho affrontato sfide all’ultimo sangue, ho corso rischi mortali come saltare in aria per lo scoppio di una mina antiuomo che mi hanno spinto sulla labile linea di confine tra la vita e la morte, ma ciò che noi mercenari abbiamo realizzato in Africa, andava necessariamente fatto, altrimenti il prezzo che le potenze comuniste ci avrebbero imposto sarebbe stato assai più oneroso”.

Lei resterà per sempre qui a Macerata?
“Io amo perdutamente la mia Africa e non la posso abbandonare anche perché figli e nipoti mi reclamano”.

Allora è proprio vero che ci si può ammalare di mal d’Africa?
“Assolutamente vero!”

Improvvisamente irrompe nella stanza la mia pechinese, Sophy la Nera, e con gioia salta in grembo all’antico guerriero delle foreste e delle savane africane il quale l’accarezza con trasporto e le permette di leccargli il viso in assoluta libertà. Meravigliato fisso interrogativamente l’amico Pier Giorgio che scoppia a ridere: “Tullio è amante dei cani, li alleva e li ammaestra con amore!” al che rispondo: “Un uomo che ama i cani anche se imbracciasse un mitra, non potrebbe essere pericoloso. Caro signor Moneta, sono a sua completa disposizione per quanto riguarda la pubblicazione del suo libro. Sono convinto anche che lei sarà leale nel suo racconto e onesto nel rendere omaggio alla verità!”

Tullio Moneta, attore e mercenario

Tullio Moneta nasce in Istria, in un paesino vicino Fiume (Rijeka), il 9 maggio 1937. Durante la Seconda Guerra Mondiale la famiglia si trasferisce in Italia, prima a Nocera Umbra, poi a Macerata, dove Moneta passa la sua adolescenza e la prima giovinezza, prendendo il diploma di Ragioniere e praticando atletica leggera.

Lavorò due anni, fino al 1961 a Milano, all’Alemagna, e successivamente, con ottima retribuzione, in una compagnia francese di importazione ed esportazione nell’Africa francofona, fino al 1964.

Durante un periodo di ferie in Sudafrica egli accompagnò “Gino” Tozzi in Congo, durante la rivolta dei Simba. Tozzi doveva incontrare il regista Gualtiero Jacopetti, che aveva già “girato” il noto “Africa Addio”.

Fu in quella occasione che conobbe l’ex-ufficiale britannico durante il Secondo Conflitto mondiale, il colonnello “Mad” Mike Hoare, comandante del Quinto Commando dei mercenari di provenienza “anglosassone” (sudafricani, rodesiani, inglesi, irlandesi, scozzesi, neozelandesi, americani, tedeschi, più gli scout katanghesi e tre italiani). Mike Hoare si era preso il soprannome di “mad”, quando aveva sparato agli alluci di un suo soldato, giovane promessa del football sudafricano, punendolo per aver violentato e assassinato una giovane congolese ed impedendogli in tal maniera di giocare per sempre.

Moneta divenne il quarto italiano del Quinto Commando, arruolato come sottufficiale di collegamento col grado di “sergente”, seguito da cinque mesi di addestramento con i paracadutisti belgi dei “Dragon Rouge”, dato che Tullio Moneta non aveva fatto il servizio militare in Italia.

Grazie alla conoscenza del francese e dell’inglese, il suo lavoro consisteva nel fare da interprete ad Hoare con il generale Mobutu e con gli alti vertici dell’Armée Nationale Congolaise, che, sostenuta dall’Occidente e dall’ONU, combatteva i Simba, a loro volta sostenuti militarmente e addestrati dalla Cina comunista, dai Paesi dell’Est e dai castristi cubani, comandati per breve tempo pure da Che Guevara.

Fu poi trasferito nella zona in cui operava il Quinto Commando, ossia da Albertville (oggi Kalemie) e lungo tutto il territorio che costeggia il lago Tanganika. Partecipando a battaglie campali e a continue azioni di guerriglia contro i Simba, rese possibili dall’appoggio, dalle informazioni e dalle “guide” delle popolazioni congolesi che vedevano i mercenari come liberatori dalle angherie e dai massacri operati dai Simba, Tullio Moneta veniva progressivamente promosso sul campo, per attitudini militari e di comando, raggiungendo nel 1967 il grado di “maggiore”.

Nel 1966, partecipò alla seconda liberazione dei Stanleyville, (oggi Kisangani), dove vennero salvati civili bianchi e missionari.

Fu pure ferito: la prima volta lievemente al braccio ed una seconda volta, gravemente, al ventre per lo scoppio di una mina. Trasportato urgentemente in Sudafrica, fu salvato.

I suoi comandanti, oltre al colonnello Hoare, furono il colonnello John Peters e, infine, nel 1967, il colonnello George Schoeder. Quando il colonnello Schoeder era assente, il maggiore Tullio Moneta diventava comandante del Quinto Commando.

Quando ci fu la rivolta di Bob Denard del Sesto Commando mercenario e di Jean Schramme dei Leopard, senza l’appoggio delle potenze occidentali, conclusasi con la sconfitta di Bukavu e la fuga nel confinante Ruanda, i mercenari del Quinto Commando non parteciparono alla rivolta e furono smobilitati.

Il maggiore Tullio Moneta fu arrestato a Leopoldville e poi rilasciato.

Ritornato in Sudafrica, iniziò la carriera di attore, girando una quindicina di film come protagonista o comprimario, recitando in televisione e in teatro.

Nel 1977 partecipò come consulente militare con il colonnello Hoare nel noto film “I quattro dell’Oca Selvaggia” con Richard Burton, Richard Harris e Roger Moore.

Fu in quell’occasione che maturò la decisione di Tullio Moneta e di Mike Hoare di organizzare il “golpe delle Seychelles” contro il presidente usurpatore Albert René, che era sostenuto dal blocco orientale, per rimettere al potere il legittimo presidente filoccidentale in esilio James “Jimmy” Mancham. Al progetto partecipavano i servizi segreti del Sudafrica, degli USA, il governo in esilio delle Seychelles, il “Mouvement pour la Resistence”, presente nell’isola e in contatto con James Mancham, e il governo del Kenya.

Il 25 novembre 1981 iniziò l’operazione al comando di Mike Hoare, vicecomandante Tullio Moneta, con la partecipazione di ex-ufficiali del Quinto Commando e di volontari del “Recce” Commando, un corpo speciale patriottico sudafricano: in tutto 44 elementi altamente addestrati e con kalashnikov AK47, nascosti nei loro borsoni da viaggio. Giunsero all’aeroporto di Mahé nelle Seychelles come un gruppo di “rugbisti” per una vacanza turistica nell’isola e la vicenda si sarebbe dovuta risolvere senza vittime, in quanto i militari delle Seychelles, insieme ai soldati tanzaniani e nord coreani, non rappresentavano un problema.

Alla dogana venne, però, scoperto il kalashnikov nel doppiofondo del borsone di un “rugbista”.

Ci fu la reazione dei poliziotti dell’aeroporto, che uccisero un giovane del “Recce”, Johann Fritz, rampollo di una ricca famiglia sudafricana. Iniziò uno scontro a fuoco, in cui morì un ufficiale delle truppe delle Seychelles. Fallita la sorpresa, i golpisti catturarono un Boeing 707 dell’Air India che era atterrato per rifornirsi di carburante e si fecero trasportare in Sudafrica, dove vennero arrestati e processati. Mike Hoare, Tullio Moneta e pochi altri furono condannati ad alcuni anni di reclusione e, dopo un breve periodo, rimessi in libertà.

Tullio Moneta, oltre ad occupare il suo tempo nel mondo dello spettacolo e in viaggi di piacere in tutto il mondo, fu incaricato di portare armi e aiuti umanitari ai secessionisti del Biafra, conoscendo, con l’occasione, l’ex-Marò della Marina Militare Italiana Pier Giorgio Norbiato, che mori in seguito combattendo eroicamente, e riabbracciando il comandante “Taffy” Williams, già Military Police nel Quinto Commando, che lasciò per ultimo il Biafra.

Nel 1986 incontrò in Congo, ai confini col Sudan, il colonnello John Garang (1945-2005), leader del Sudan People’s Liberation Army (SPLA) per consegnargli 1000 kalashnikov ed armamenti vari per conto di chi voleva aiutare le popolazioni sud sudanesi a conquistare l’indipendenza dal Sudan.

Venne pure messo da “Servizi” occidentali alla guida di pericolose operazioni di intelligence in alcuni Stati africani, in Europa, nei Balcani, in Iraq e in Afghanistan. Ciò fino all’età di sessanta anni.

Scrisse di lui il colonnello Hoare nel suo libro “The Seychelles Affair”: “Lo ricordo come un soldato eccezionale e un grande leader di uomini…”. E, omaggiandolo di un modellino realizzato in prigione della goletta “Sylvia” con cui aveva navigato per tre anni nel Mediterraneo, Hoare gli scrisse la seguente dedica: ”Ciò è stato fatto con affetto e vorrei presentartelo con quel sentimento che segna la nostra amicizia, per il tuo perseverante coraggio e la tua forza in queste condizioni ingiuste e abominevoli.”

Nota scritta da Giorgio Rapanelli.


Bibliografia:
Anthony Mockler, Gli ultimi mercenari, SugarCo Edizioni, 1985, pp. 325
Ippolito Edmondo Ferrario, Mercenari - gli italiano in Congo 1960, Ugo Mursia Editore, 2009, pp. 163
Mike Hoare, The Seychelles Affair, Transworld, London, 1986 - Paladin Press, Colorado 2008, pp. 196
Peter Stiff, Warfare by other Means - Books of Zimbabwe
Giorgio Rapanelli – Ippolito Edmondo Ferrario, Mercenario – Dal Congo alle Seychelles – La vera storia di “Chifambausiku” Tullio Moneta, Lo Scarabeo Editrice Milano – Ritter Edizioni 2013, pp. 144.

Tullio Moneta, actor and mercenary

Tullio Moneta was born in Istria, in a village near Fiume (Rijeka), May 9, 1937. During World War II, the family moved to Italy, first to Nocera Umbra, then to Macerata, where he spent his adolescence and early youth, taking a diploma in accounting and practicing athletics.
He worked two years, until 1961 in Milan, Alemagna, and then, with excellent pay, for a French import and export company in Francophone Africa until 1964.
During a vacation in South Africa he accompanied "Gino" Tozzi to the Congo, during the revolt of Simba, since Tozzi had to meet the director Gualtiero Jacopetti, who had already "filmed" the famous " Africa Addio".
It was on that occasion that he met the former British officer during World War II, Colonel "Mad" Mike Hoare, commander of the Fifth Commando made up of mercenaries of "Anglo-Saxon" origins (South Africans, Rhodesians, English, Irish, Scottish, New Zealanders, Americans, Germans, katanghesi scouts and three Italians). Mike Hoare had taken the nickname "mad" when he shot the toes off of one of his soldiers, a promising young South African footballer, punishing him for raping and murdering a young Congolese and preventing him from ever playing. .
Moneta became the fourth Italian of the Fifth Commando, and enlisted as a liason officer with the rank of "Sergeant", followed by five months of training with Belgian paratroopers of the "Dragon Rouge", as Tullio Moneta had not done his military service in Italy.
Thanks to his knowledge of French and English, his job was to act as an interpreter for Hoare with General Mobutu and the upper reaches of the Armée Nationale Congolaise, which, supported by the West and the UN, fought the Simba, who were supported militarily and trained by Communist China, the Eastern countries and Castro Cubans, and led for a short time by Che Guevara.
He then moved to the area in which the Fifth Commando operated, ie from Albertville (now Kalemie) and through along Lake Tanganyika. Participating in battles and continuous guerrilla warfare against Simba, with the support, the information and the "guide" of the Congolese people who saw the mercenaries as liberators from the oppression and massacres by Simba, Tullio Moneta was gradually promoted on the field, due to his attitudes and military command, reaching in 1967 the rank of "major". .
In 1966, he participated in the second liberation of Stanleyville (now Kisangani), where they rescued white civilians and missionaries. .
He was also wounded slightly in the arm the first time and a second time, seriously, in the belly from the explosion of a mine. He was transported urgently to South Africa, where he was saved. .
His commanders, as well as Colonel Hoare, were Colonel John Peters, and finally, in 1967, Colonel George Schoeder. When the Colonel Schoeder was absent, Major Tullio Moneta took his place as commander of the 5th Commando. .
During the revolt of the Sixth Commando’s mercenary Bob Denard and Jean Schramme of the Leopards, and without the support of the Western powers, ended with the defeat at Bukavu and the escape into Rwanda, the mercenaries of the Fifth Commando did not participate in the revolt and were demobilized.
The major Tullio Moneta was arrested in Leopoldville and released. .
Back in South Africa, he began his career as an actor, making fifteen films as hero or actor, starring in television and theatre. .
In 1977, he participated as a military advisor with Colonel Hoare in the famous film "The Wild Geese" with Richard Burton, Richard Harris and Roger Moore.
It was then that Tullio Moneta and Mike Hoare reached the decision to organize the "coup of Seychelles" against the usurper President Albert René, who was supported by the Eastern bloc, to put in power the legitimate pro-Western president in exile James "Jimmy" Mancham. The secret services of South Africa, the U.S., the government in exile in the Seychelles, the "Mouvement pour la Resistance," present in the island and in contact with James Mancham, and the Government of Kenya took part in the project. .
On November 25th, 1981 under the command of Mike Hoare, Deputy Tullio Moneta, with the participation of ex-officers of the Fifth Commando and volunteers of the "Recce" Commando formed a special body of patriotic South Africans: 44 in all and highly trained, with AK47 hidden in their travel bags. They arrived at the airport of Mahé in the Seychelles as a group of “rugby players” for a tourist holiday in the island and the mission should have been completed without any victims as the military of the Seychelles, together with Tanzanian soldiers and North Koreans, were not a problem.
At the customs, however, a AK47 was discovered in the double bottom of a “rugby” bag.
The police service reacted, and killed a young man in the "Recce", Johann Fritz, a son of a wealthy family in South Africa. A firefight began, and there was causalities at the Seychelles. However, the coup leaders captured an Air India Boeing 707 that had landed to refuel and flew to South Africa, where they were arrested and tried.
Mike Hoare, Tullio Moneta and a few others were sentenced to several years in prison, and after a short time, released. .
Tullio Moneta, in addition to being busy in show business and travelling in the world, was commissioned to carry weapons and humanitarian aid to secessionist Biafra, knowing, on this occasion, the former Marò of Italian Navy Pier Giorgio Norbiato, who died after fighting heroically, and hugging the Commander “Taffy” Williams, already Military Police in the Fifth Commando, who left Biafra for last. .
In 1986, he met in the Congo, on the border with Sudan, Colonel John Garang (1945-2005), leader of the Sudan People's Liberation Army (SPLA) in order to deliver him 1000 AK47 and various weapons on behalf of those who wanted to help the people to conquer the South Sudanese 'independence from Sudan.
He also carried out "Services" for the West including dangerous driving intelligence operations in some African countries, in Europe, in the Balkans, Iraq and Afghanistan, until the age of sixty years.
Colonel Hoare wrote of him in his book "The Seychelles Affair": "I remember him as an outstanding soldier and a great leader of men ...". And as a tribute in prison he made a model for him of the schooner "Sylvia" with whom he had sailed for three years in the Mediterranean, Hoare wrote the following dedication: "This was done with affection and I would like to introduce it to you with that feeling that marks our friendship, for your steadfast courage and your strength in these unjust and abominable conditions.”

Note written by Giorgio Rapanelli.
Translated by Daisy Rapanelli and Simon Millgate

Literature:

Anthony Mockler, The new mercenaries, Sidgwick & Jackson, London, pp 324
Ippolito Edmondo Ferrario, Mercenari – gli italiani in Congo 1960, Ugo Mursia Editore 2009, pp163
Mike Hoare, The Seychelles Affair, Transworld, London 1986 – Paladin Press, Colorado 2008, pp196
Peter Stiff, Warfare by other Means - Books of Zimbabwe
Giorgio Rapanelli – Ippolito Edmondo Ferrario, Mercenario – Dal Congo alle Seychelles – La vera storia di “Chifambausiku” Tullio Moneta, Lo Scarabeo Editrice Milano – Ritter Edizioni, 2013, pp. 144

Messaggio ai lettori

Cari lettori,

sono lieto di comunicare che il libro sulla vera storia del Maggiore italo sudafricano Tullio Moneta del Quinto Commando del Colonnello Mike Hoare è stato pubblicato ed è disponibile; si può, quindi, ordinare alla propria libreria, o direttamente alla Ritter Edizioni. In questa maniera lo scrittore Ippolito Edmondo Ferrario ed io abbiamo svelato, dopo quarantacinque anni, i pregiudizi e le falsità che venivano scritte intorno alla metà degli anni ’60 sulla lotta dei mercenari in Congo – pagati dall’ONU - contro i Simba, selvaggi e sanguinari, armati dalla Cina maoista e dai Paesi dell’Est. Vincendo, avrebbero messo quella parte d’Africa, insieme al Sud Africa e alla Rhodesia, in mano al marxismo. Fu semplicemente uno scontro tra i Blocchi di allora. Lo stesso scontro che stanno facendo oggi per depredare l’Africa, con le popolazioni tribali in mano a despoti, sanguinari e ladri (qualcuno pure ex-marxista), a scannarsi tra di loro. Per la difesa dei valori occidentali furono solo i 500 soldati del Quinto e del Sesto Commando che si batterono, spalleggiati dalle popolazioni congolesi, contro 20.000 Simba e i mercenari castristi (poiché erano pagati) di Che Guevara. Essi salvarono migliaia di “bianchi” e decine di migliaia di “neri” e liberarono i tre quarti del Congo che i Simba avevano occupato… Ciò, mentre le truppe dell’ONU stavano rintanate nelle caserme, con i soldati congolesi che fuggivano davanti ai Simba.

Far conoscere la vera storia raccontata dal mercenario Tullio Moneta lo dovevo personalmente all’amico Tullio, ai cittadini maceratesi, e pure ai missionari ed alle suore massacrate, agli Italiani che combatterono in Congo, o che morirono massacrati “per la pace”, come avvenne a Kindu ai nostri 13 aviatori ONU, inermi e disarmati. E’ necessario soprattutto ristabilire la verità, poiché “la Verità viene sempre prima delle Bugie”, che sono state dette e scritte sia sui soldati mercenari “latini” e anglosassoni, sia sui “miti” costruiti sopra personaggi africani, inetti o terroristi, onde giustificare la fine del colonialismo ad opera di potenze occidentali.

Un avviso: un certo numero di persone mi ha telefonato e scritto lamentando che il filmati sulla storia di Tullio Moneta non apparivano più su Internet, ma che c’era solo un “trailer”. Invece, i filmati esistono e devono essere “cercati”. Quindi, volendo vedere i video, bisogna impostare su Google “Tullio Moneta – YouTube”: apparirà un breve “trailer”. Se non riuscite poi a rintracciare i filmati, andate sopra lo schermo del “trailer” e cliccate su “VIDEO” e su “INFORMAZIONI” (vedrete articoli di stampa sul “personaggio” Moneta e sequenze di film come attore). Ovviamente, questo consiglio non è per esperti “navigatori”, ma per “imbranati principianti” come lo scrivente.

C’è pure un nuovo link che puoi usare per vedere i filmati: http://www.youtube.com/user/TullioMoneta/feed <http://www.youtube.com/user/TullioMoneta/feed>.

Poiché non sempre Tullio Moneta è raggiungibile attraverso Internet, chi volesse comunicare con lui può farlo mio tramite inviando una e-mail al mio indirizzo: This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it..
Le lettere verranno successivamente pubblicate – se del caso - sul Canale di Tullio Moneta.

Giorgio Rapanelli

Corridonia, Macerata, Italy.

 

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