Ancora più di un mese di calvario per i pensionati: gli arretrati saranno pagati a fine maggio
Tuesday, 15th October 2013 

Ancora più di un mese di calvario per i pensionati: gli arretrati saranno pagati a fine maggio

Finalmente un barlume di luce nel tunnel, ma bisogna aspettare ancora un mese e più, fino alla fine di maggio. Abbiamo infatti appreso, in via ufficiosa, che i ratei di pensione arretrati saranno pagati alla fine di maggio. Questo il lasso di tempo necessario per attuare, a quanto pare, una manovra che coinvolge l'Inps e la Citibank. Non sarà infatti la banca inglese a sborsare gli arretrati, ma l'Istituto Nazionale della Previdenza Sociale. La Citibank comincerà a pagare le pensioni dal mese di giugno. Sempre che le informazioni che abbiamo raccolto siano confermate dai fatti.

Dovrebbe così finalmente concludersi una vicenda che per tutti i pensionati è stata dolorosa, ma tragica per alcuni che su quella pensione minima fanno affidamento per quasi tutte le loro necessità basilari. Una vicenda nella quale ci sono sicuramente responsabilità degli istituti bancari e previdenziali, colpevoli se non altro di essere rimasti sordi al grido di dolore che arrivava da centinaia di pensionati in difficoltà in Sud Africa come nel resto del mondo e di non aver pertanto studiato e attuato misure di emergenza per riprendere i pagamenti non appena è risultato chiaro che si trattava di inadempienze burocratiche generalizzate e legate soprattutto al cambio dell'ente bancario erogatore dei bonifici.

In Sud Africa i consolati di Johannesburg e Città del Capo e tante persone di buona volontà hanno fatto il possibile per aiutare i pensionati e se non altro rassicurarli, mentre purtroppo, forse anche per la mole esagerata di lavoro che la crisi ha generato, non hanno potuto salvarsi dalle critiche i patronati operativi a Johannesburg, unici rimasti in funzione da quando l'Ital-Uil se n'è andata da Città del Capo senza neanche darne comunicazione al consolato. Fortuna che il console Edoardo Vitali, in collaborazione con il locale Comites, che ha autorizzato i servizi della propria segretaria e l'uso del proprio ufficio, ha cercato di tappare la falla con il lavoro competente, ma volontario e del tutto gratuito, della signora Maria Caluzzi.

La crisi non sarà stata del tutto inutile, con il senno di poi, se avrà contribuito a convincere coloro che dall'Italia governano i nostri destini che i connazionali del KwaZulu Natal non possono essere abbandonati a sè stessi e che la comunità dei residenti al  Capo, in costante aumento, ha bisogno di riavere il suo patronato. Si dice che vi sia un interesse da parte delle Acli. Vediamo di tradurlo in realtà.

Gino Bucchino e Marco Fedi (Pd) sui disagi dei pensionati italiani all’estero: “Necessario dare un segnale intervenendo sui problemi concreti”

ROMA – I deputati del Partito democratico eletti all’estero Gino Bucchino (ripartizione America settentrionale e centrale) e Marco Fedi (ripartizione Africa, Asia, Oceania e Antartide) richiamano l’attenzione sui disagi che gravano sui pensionati italiani residenti all’estero, dovuti in particolare a due fattori che ancora persistono “nell’indifferenza di coloro che a livello di governo, Parlamento e di forze sociali – scrivono – dovrebbero provvedere”.

“Due distrazioni tutte italiane – sottolineano i parlamentari in una nota diffusa in proposito, evidenziando come ciò penalizzi “migliaia di pensionati residenti all’estero”: “la prima – spiegano - è la prestazione dell’importo aggiuntivo che spetta per legge e che invece non viene pagata da oltre dieci anni a oltre 8.000 pensionati italiani residenti all’estero, in gran parte in America Latina. Sull’importo aggiuntivo di 154 euro sulla tredicesima mensilità negato dal 2001, abbiamo già fatto e detto tutto, compreso un esposto alla procura della Repubblica. Tutto inutile”.

“La seconda è la richiesta da parte dell’Inps a migliaia di pensionati italiani residenti all’estero di restituire somme, spesso anche molto elevate, che essi hanno riscosso senza aver commesso alcun dolo e nella stragrande maggioranza dei casi in totale buona fede”. Si tratta, anche in questo secondo caso, di “un grave errore dell’Inps a cui non si è voluto porre    rimedio”, sostengono i due esponenti democratici, rilevando come “sulla sanatoria degli indebiti pensionistici si sia sviluppata la solita commedia all’italiana: tutti d’accordo – governo, partiti, patronati, Inps – ma il Parlamento non ha potuto, o voluto, adottare una legge risolutiva”. Sono così 50.000 e più i pensionati italiani residenti all’estero – ricordano i deputati – che stanno scontando i disagi della restituzione di somme percepite a causa dei ritardi dell’Inps.
 
“Migliaia di pensionati italiani emigrati defraudati di un loro diritto e colpiti per l’inefficienza o gli errori delle istituzioni. Tutto questo perché sono mancati il coraggio e la determinazione anche da parte di chi si è riempito la bocca per anni, anzi per interi decenni, di parole a difesa degli italiani all’estero – scrivono Bucchino e Fedi, impuntando l’inefficacia delle iniziative presentate in proposito allo scarso interesse di “gruppi parlamentari di maggior peso, compreso quello al quale apparteniamo” e alle blande prese di posizione degli enti e delle organizzazioni di rappresentanza dei lavoratori e pensionati italiani emigrati.
 
“Eludendo i diritti e gli impegni più importanti verso i nostri cittadini, si colpisce anche la Circoscrizione estero che non ha potuto realizzare l’auspicato salto di qualità del potere contrattuale degli italiani nel mondo – proseguono Bucchino e Fedi, - svigoriti dalle distanze, dalla loro tormentata storia ma anche dalle politiche nei loro confronti e dalla natura meramente consultiva degli organismi di rappresentanza”.

“Sul riconoscimento dei diritti degli italiani nel mondo sappiamo quanto abbiano pesato lo stato attuale dell’economia, la situazione politica e i processi di involuzione civile e culturale di questi ultimi 20 anni. Tuttavia, - prosegue la nota,  l’impressione più amara è che per le classi dirigenti e per la stessa opinione pubblica l’emigrazione, più che una risorsa, come non si stancano di ripetere i nostri leader ogni volta che vanno all’estero, in realtà è una presenza secondaria e residuale, nonostante la ripresa dei flussi e l’alto livello di mobilità dei nostri giovani”.

“Eppure un segnale a questa altra Italia si potrebbe e si dovrebbe dare – concludono Fedi a Bucchino - intervenendo sui problemi concreti, che non sono quelli dei professionisti dell’emigrazione, ma quelli che toccano interessi diretti, come le pensioni, l’assistenza, le tasse, la lingua e la cultura italiane, la sanità, i servizi consolari”. (Inform)

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