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- Created on Tuesday, 22 May 2012 09:02
dalla nostra inviata Martine Cristofoli
Dopo De Rouille et d’Os e Au delà des collines, lungometraggi di spiccato valore filmico piazzati in buona posizione per la Palme d’Or e altri premi, la competizione ufficiale, al suo quinto giorno prende ancora quota con "Amour". Con questo lungometraggio Michael Haneke firma un altro capolavoro e mette una seria ipoteca su La Palme d’Or per la portata del film, tragedia da camera, in una Parigi dei giorni nostri, più immaginata che vista ma anche sul premio per l’interpretazione magistrale da manuale di Jean-Louis Trintignant, per il quale il film è stato scritto e quella patetica e dolorosa di Emmanuelle Riva, l’indimenticabile interprete di "Hiroshima mon amour" di Alain Resnais.
Anne e Georges, una coppia di docenti di musica, dal linguaggio colto, vivono tranquillamente la loro esistenza da pensionati senza preoccupazioni economiche. La malattia si abbatte improvvisamente su Anne dopo avere assistito a un riuscito concerto di piano. Da quel momento inizia il calvario, un cammino lento e inesorabile dei due coniugi ottuagenari verso la fine. La parola amore prende consistenza giorno dopo giorno, unito all’implacabile sofferenza e al degrado fisico, ma la parola morte non viene mai pronunciata. La vita dei due coniugi è ora dolore irreversibile per Anne, colpita da una paralisi progressiva alla parte destra del corpo, e lucida disperazione e impotenza per Georges nel grande appartamento borghese che li ha visti felici.
“Un amour plus fort que la mort”. Un amore che vince. Alla fine, in una scena onirica, lui e lei escono dalla loro casa per vivere per sempre e l’appartamento resta deserto.
Haneke, da gran maestro dell’immagine, della parola e dei sentimenti, fa percorrere allo spettatore gradualmente con realismo e poesia il doloroso cammino di Anne e Georges. Una fine che è lenta a venire nonostante la sua paralisi progressiva. In questo universo di dolore, reso meno cupo dalla musica che hanno condiviso ed amano, sono poche le intrusioni esterne che vengono ad alterare lo scorrere del disperato vivere, ritmato dal grido angosciante “Mal, mal”: quello della figlia che, con difficoltà, si rende conto della tragedia dei genitori, anche perché il padre, depositario del patto d’amore tra lui e la moglie, non vuole, nella sua lucida pazzia, interventi che interferiscano con le loro decisioni e quello di Alexandre, giovane brillante concertista, ex allievo di una maestra di piano esigente, ma profondamente umana.
"Amour" è un lungometraggio di grandi emozioni che hanno stravolto il pubblico dell’affollata proiezione stampa rendendolo muto e meditativo durante l’intero film per poi esplodere alla fine in un lunghissimo scroscio di applausi. E’ un film nel quale i protagonisti hanno riversato i loro talenti, le loro esperienze di attori e soprattutto la loro umanità. Il regista di il "Nastro bianco", Palme d’Or nel 2009, ha cesellato scena dopo scena un dramma sull’amore che termina con un crescendo drammaturgico che lascia senza respiro.
Parlando di "Amour", girato in Francia e in francese, il regista austriaco ha affermato: “Ho voluto fare un film semplice, modesto ma al tempo stesso complesso. Credo che questo sia l’equilibrio al quale aspiriamo tutti, almeno nel campo dell’arte e ciò è paradossalmente il più difficile da trovare".
Martine Cristofoli