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- Created on Thursday, 28 June 2012 07:19
DONETSK – Terza finale di fila, a una partita sola dallo storico triplete Europeo-Mondiale-Europeo. Anche se in parabola discendente, la Spagna vince sempre. Lo ha fatto pure ieri, ai rigori, sconfiggendo un Portogallo che ha interpretato bene la gara, impacchettando la Roja nei 90’ ma scoppiando di stanchezza nei supplementari e pagando gli errori dal dischetto di Moutinho, uno dei migliori (ma grandissimo è stato Casillas) e Bruno Alves (traversa). Implacabili invece gli spagnoli, che hanno metabolizzato l’errore in avvio dal dischetto di Alonso (parata di Rui Patricio) e hanno segnato con Piqué, Ramos (gran cucchiaio) e Fabregas. Forse il Portogallo avrebbe dovuto colpire quando la Spagna, involuta con il modulo col centravanti, sembrava in difficoltà. Se non è avvenuto è perché Ronaldo è andato a sprazzi e in avanti non ha avuto degno supporto da Nani e Hugo Almeida, vanificando il gran lavoro del centrocampo. La Spagna – dopo che Del Bosque (il quale ora punta a diventare il primo allenatore ad aver vinto Mondiale, Europeo e Champions) ha modificato il modulo con l’ingresso di Fabregas - ha cominciato a macinare il suo gioco e alla fine ha creato le occasioni più grosse. Il sogno del Portogallo di raggiungere la seconda finale dopo quella (persa) di Euro2004 svanisce. In finale ci vanno ancora i più forti.
DUE CENTRAVANTI – L’unico cambio di Bento è obbligato: Hugo Almeida centravanti al posto dell’infortunato Postiga nel consueto 4-3-3. Del Bosque invece stupisce tutti e lancia in attacco Alvaro Negredo, centravanti del Siviglia, un solo minuto giocato finora nell’Europeo: il modulo è così un 4-2-3-1 con Xavi trequartista. Il possesso palla è subito rosso, il Portogallo invece cerca sistematicamente di saltare il centrocampo con il lancio lungo. La Spagna ha una grande chance al 9’ con Arbeloa, poi comincia a scontrarsi sul muro mobile difensivo dei portoghesi che spesso si alza fino a pressare i difensori spagnoli mettendoli spesso in difficoltà. Dopo un tiro di Iniesta alto di poco, è proprio su un errore in disimpegno della difesa che Ronaldo ha una buona occasione: il suo tiro esce di poco. E’ il 31’: di lì in poi nessun tiro in porta, ma un Portogallo che, grazie soprattutto al trio di mediana che tiene unite le linee, imbriglia la Spagna, viva solo in Iniesta.
CAMBI – Dopo 9’ Del Bosque rinnega la sua scelta iniziale, inserisce Fabregas per Negredo e torna al 4-3-3. Il risultato, complice anche un leggero calo fisico del Portogallo, è un migliore controllo del match. Il risultato però è solo un tiro senza pretese di Xavi parato facile da Rui Patricio. Di là il Portogallo si riprende, trascinato da un ottimo Moutinho: Ronaldo ha due chance su punizione ma le spreca. Nella Spagna entrano Navas per Silva e Pedro per il deludente Xavi. Nel Portogallo Oliveira rileva Hugo Almeida. Poi al 45’ c’è la più grande occasione del match: è sui piedi di Ronaldo innescato in contropiede da Raul Meireles. Il tiro di CR7, scoordinato, finisce però alto. E si va ai supplementari.
SUPPLEMENTARI – Qui il Portogallo paga la stanchezza. La Spagna, più a suo agio nel modulo che sente più proprio, cresce e ha due occasioni notevoli: nel primo tempo con Iniesta e nel secondo con Navas. In entrambe le azioni Rui Patricio si supera e riesce a portare la Seleçao ai rigori.
RIGORI – La serie dei rigori la comincia la Spagna. Alonso: parato. Moutinho: parato. Iniesta: gol. Pepe: gol. Piqué: gol. Nani: gol. Ramos: gol. Bruno Alves: traversa. Fabregas: gol. La Spagna vince 4-2 ed è in finale. - Alessandro Pasini - corriere.it