Comites e Cgie "cadaveri ambulanti"
Tuesday, 15th October 2013 

ROMA - Si è parlato anche di rete consolare – la decisione del ministro Terzi di congelare la chiusura di alcune sedi consolari è stata molto apprezzata – e di giovani – deluse le aspettative che la Conferenza del 2008 aveva aperto – nella riunione della III Commissione Diritti civili, politici e partecipazione del Cgie, dove però ha tenuto banco soprattutto una questione, che per la verità sembra essere al centro dei lavori della plenaria sin qui condotti: il rinnovo dei Comites e del Cgie stesso.

Dopo due proroghe, infatti, quelli che restano, assieme ai parlamentari eletti all'estero, i più importanti organi di rappresentanza delle nostre comunità sembrano “sfiancati”, senza più ossigeno e non solo perché costretti a “sopravvivere” con i pochi e spesso insufficienti fondi a disposizione, ma perchè ormai privi di motivazioni e nuovi stimoli. La pubblica denuncia è stata lanciata in Plenaria da Mario Tommasi, presidente della III Commissione, che si è però di fatto reso interprete di quanto in molti già da tempo dicono e scrivono. E questa realtà si poteva toccare con mano alla Farnesina, dove pure l'Assemblea del Cgie sembrava sotto tono, svogliata e svuotata.

Qualcuno, ha detto Tommasi, ha definito i Comites “cadaveri ambulanti”, che per questo in molti Paesi sono visti come “inutili” e “non rappresentativi” della realtà locale. “L'unica soluzione è andare al voto”, ma “non sarà facile trovare candidati” né tanto meno mobilitari gli elettori, perché ormai la rappresentanza è “indebolita”. Lo scopo, però, resta quello di votare al più presto per il rinnovo dei Comites di modo che a novembre si possa convocare il nuovo Cgie. E poco importa se non ci sono fondi ed il costo stimato per le elezioni è di 16 milioni di euro “costi quel che costi, si vada a votare”, anche perchè la legge stabilisce come termine ultimo il 31 dicembre 2012 e, poi, nel 2013 ci saranno le politiche.

Una volta rinnovati Comites e Cgie, si dovrà metter mano alla riforma della loro legge istitutiva e Tommasi si è detto “felice” che la proposta di legge Tofani sia andata a finire su “un binario morto. Speriamo che lì rimanga”, ha aggiunto, mettendo però in guardia i colleghi: se necessario, il Cgie dovrà essere pronto “ancora una volta e con più rigore” a dire “no” a tale proposta.

Quanto alla legge elettorale e alle migliorie che, ormai è cosa condivisa, necessità, “non ci sono i tempi tecnici per una modifica seria” prima della prossima primavera, ma è materia che il Cgiwe ha ampiamente discusso in passato. Si tratterà, dunque, al momento opportuno, di “impugnare di nuovo vecchi documenti”.

Che il Cgie sia stanco lo si è visto anche durante il dibattito seguito alla relazione di Tommasi. Un dibattito nei fatti inesistente, visto che “da due anni di parla sempre delle stesse cose” ed ormai, come ha sottolineato Mario Castellengo, i consiglieri ed i membri del Comites sono “logorati”.

Un elemento positivo è comunque emerso nel corso degli interventi di Carlo Consiglio e Claudio Lizzola, entrambi canadesi. Proprio in Canada, dove sino all'ultima occasione le elezioni non si erano potute svolgere regolarmente, le autorità hanno comunicato che stavolta consentiranno il voto per il rinnovo dei Comites.

Nel frattempo, però, l'ex sottosegretario Mantica e quello che Consiglio ha chiamato ironicamente “amico” - tra le righe, il senatore Pd Claudio Micheloni - “hanno provocato la morte naturale dei Comites e del Cgie, mandandoli ancora una volta in prorogatio”. Per Consiglio, nonostante il cambio di governo e di clima, “la fase è di stallo” e “non si capisce ancora quali siano le intenzioni” della nuova amministrazione del Mae. Per questo il consigliere ha oggi chiesto formalmente un odg in cui si chieda un incontro ad hoc tra il segretario generale Carozza ed il ministro Terzi.

E se per il consigliere venezuelano Michele Coletta “il Cgie deve cambiare immagine” e “fare qualcosa di propositivo”, per l'americano Walter Della Nebbia “gli italiani all'estero hanno sempre offerto il loro contributo all'Italia”, un Paese “miope” che “non ci ha mai considerati una risorsa”. (r.aronica\aise)

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