Dal mio balcone: "Lei non sa chi sono io!"
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- Created on Saturday, 08 September 2012 14:41
Mario Angeli dall'Italia -
Umoristi ed uomini di spettacolo, il più grande fra tutti Totò nel film “Totò a colori” e non solo, hanno utilizzato questa espressione per stigmatizzare l’arroganza di chi, a corto di meriti accertati e di autorevolezza, si rifugia nell’autorità e cerca scorciatoie lungo la strada dei privilegi. Forse quella sera dello scorso 22 agosto a Pratola Serra, in provincia di Avellino, quella frase non fu pronunciata, ma essa aleggia sullo sfondo della storia che narro, raccolta dai principali quotidiani.
Sono circa le 20.30, nel paese si svolge la “Sagra della polpetta”; un’ordinanza del sindaco ben in vista su un cartello vieta il transito delle auto e fa “obbligo a chiunque di osservarla e di farla osservare”.
Una vigilessa, Carmen Pace, ne controlla il rispetto.
Ma un’auto blu chiede strada e vorrebbe eludere il blocco; all’interno siede un De Mita, o forse due, stando alle versioni giornalistiche più accertate: l’anziano Ciriaco, che negli anni ’80 fu segretario della defunta DC, primo ministro, parlamentare per oltre 40 anni, ed il giovane Giuseppe, politico in arrampicata, zio e nipote; uno o due cambia poco, perché comunque i dati essenziali sono accertati: ossia il divieto di circolazione, l’auto blu che lo vuole eludere, la voglia di polpette di chi occupa quell’auto.
Un dilemma assale la giovane vigilessa: restare fedele agli ordini o violare l’ordinanza? Nella prima ipotesi avrebbe fatto uno sgarro a dei potenti locali; nella seconda la turbava di più la trasgressione in sé oppure il rischio che un’automobile, per quanto blu, ferisse i paesani in festa e rovesciasse le bancarelle delle polpette? Che gravi turbamenti avrebbe sofferto l’ordine pubblico, a causa del possibile spargimento di sangue e di polpette rotolanti giù per la discesa (immagino che le strade di quel paese siano in discesa, ma non tutte, in verità, perché diventano in salita se le prendi dalla parte opposta), con i ragazzini in festa a rincorrerle, mentre i più furbi le avrebbero aspettate in fondo alla discesa!
Ma l’ordine del sindaco “si fa obbligo a chiunque…” spazza via i dubbi alla nostra Carmen, che sceglie la strada del dovere, obbligando l’auto blu a fare dietrofront.
“Mal gliene incolse”, direbbe Amedeo Nazzari (La cena delle beffe): infatti contro la scrupolosa vigilessa il sindaco apre un procedimento disciplinare “per condotta non conforme”: e già, perché, secondo certi canoni di giustizia rusticana, “chiunque” vuol dire sì tutti, proprio tutti, però con l’eccezione di qualcuno, come dire che un’auto blu non è semplicemente un’automobile dal colore blu come tante, ma è un’AUTO BLU, davanti alla quale sindaco e vigilessa debbono levarsi il cappello.
La storia finirà bene per la giovane agente, speriamo.
Però l’on. Ciriaco De Mita, ad 84 anni ed a tarda sera non dovrebbe concedersi le polpette di Pratola Serra, che sono senz’altro squisite, ma forse non di indolore digestione. Se il desiderio delle polpette era irrefrenabile, addirittura compulsivo, era necessario che lo soddisfacesse utilizzando l’auto blu? Forse con un’auto normale e non arrogante la vigilessa, considerata l’età, gli avrebbe consentito non di transitare ma almeno di sostare nei pressi i pochi minuti necessari perché qualcuno gli portasse le sospirate polpette.
E il giovane Giuseppe Mita, non poteva farsi due passi fino alla bancarella più vicina e provvedere all’acquisto?
I primi giornali che hanno raccontato la vicenda si sono domandati: che se ne fa l’on. De Mita dell’auto blu? Non dispone di vettura propria? È un’ipotesi debole. Deve proteggersi da qualcuno? Ma chi mai può volergli male? Forse qualche paesano delle borgate irpine, invidioso perché l’onorevole magari non ha visitato la sagra dei cecatielli di Montaguto o dello zenzifero di Quaglietta o dei cecaluccoli di Bagnoli Irpino?
Oppure l’onorevole teme qualche italiano della mia generazione, cioè di chi è ben oltre il dantesco “mezzo del cammin di nostra vita”, il quale non gli perdona, nei molti anni in cui egli fu sulla scena politica, di non essere riuscito a capire quasi nulla del suo eloquio vetero-avellinese? oppure, peggio, forse lo minaccia chi è arrabbiato perché il parlamentare irpino appartiene alla classe politica che per decenni ha governato l’Italia con i risultati che conosciamo?
Nessun timore; le prime due categorie di potenziali nemici sono innocue, quelli della terza sanno essere indulgenti, purché l’onorevole stia lontano dalla politica e convinca i suoi coetanei, in un italiano stavolta un po’ fiorentino, a farsi da parte: se hanno ancora saggezza da distribuire, scrivano, consiglino, tengano conferenze, ma stiano fuori dalle stanze del potere e non usino più le auto blu.
Secondo alcune ricostruzioni giornalistiche, però, il beneficiario dell’auto blu non era Ciriaco ma Giuseppe, che è assessore allo sport della Campania: quindi il nipote, politico in ascesa, ospitava lo zio, politico in discesa, su un’auto blu con autista, a spese della collettività.
Ma la storia qui assume un aspetto più amaro: anche se, in linea puramente teorica, qualcuno avrebbe forse potuto nutrire del malanimo verso l’anziano onorevole, con una lunga e discussa storia alle spalle, chi mai avrebbe pensato di far del male al giovane assessore ancora senza storia? E poi, che esempio ha dato ai giovani questo assessore allo sport? Anziché porsi come modello di una scelta salutistica recandosi alla sagra delle polpette a piedi, ci voleva entrare in auto e blu per di più!
Un’ultima domanda, per chiudere: perché l’assessore De Mita, il 22 agosto, utilizzava un’auto blu, quando il 19 luglio il consiglio regionale della Campania aveva abolito all’unanimità le auto blu per assessori, consiglieri, dirigenti (con la sola eccezione del presidente della regione e del consiglio), sebbene secondo un piano da realizzarsi entro 90 giorni?
Passi se l’assessore avesse utilizzato l’auto blu, forzando un po’ la norma, per avviare i lavori di costruzione di una palestra o per inaugurare un centro sportivo, quindi adempiendo ai doveri di rappresentanza del suo incarico, ma andare a mangiare le polpette con lo zio a Pratola Serra…
Forse è più facile convincere una persona a vivere una vita casta che convincere un politico a rinunciare ai privilegi della CASTA.
Mario Angeli
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