Il canto degli esclusi: concerto a due per Alda Merini al Teatro Rossini di Pesaro
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- Created on Tuesday, 23 October 2012 14:11
Paola Cecchini da Pesaro -
“Io trovo i miei versi intingendo il calamaio nel cielo”.
“Amore mio ho sognato di te come si sogna della rosa e del vento”.
“Non cercate di prendere i poeti perché vi scapperanno tra le dita”.
“Ci sono notti che non accadono mai”.
“Il sogno canta su una corda sola”.
“A volte Dio uccide gli amanti perché non vuole essere superato in amore”.
Sono alcuni dei versi di Alda Merini, una delle voci più potenti e prolifiche della poesia contemporanea, cui è dedicato lo spettacolo “Canto degli esclusi” che ha alzato il sipario sulla
stagione di prosa del Teatro “Rossini” di Pesaro (19-21 ottobre).
“Un consiglio per gli spettatori? - ha suggerito Alessio Boni, personaggio di spicco della nuova scuola teatrale e cinematografica italiana, protagonista dello spettacolo assieme a Marcello Prayer (foto) -. Spegnere il cellulare almeno un quarto d'ora prima di entrare in sala e lasciarsi trasportare al suono delle parole. Non serve alcuna preparazione, neanche leggere le poesie prima dello spettacolo: lasciatevele cadere addosso.”
E così ha fatto il pubblico inchiodato alle poltrone, ascoltando note d'amore (“All'amore non si resiste perché le mani vogliono possedere la bellezza e non lasciare tramortite anni di silenzio. Perché l'amore è vivere duemila sogni fino al bacio sublime”), di dolore (“Io come voi sono stata sorpresa mentre rubavo la vita, buttata fuori dal mio desiderio d'amore. Io come voi non sono stata ascoltata e ho visto le sbarre del silenzio crescermi intorno e strapparmi i capelli”), di sentimenti (Non ho bisogno di denaro. Ho bisogno di sentimenti, di parole, di parole scelte sapientemente, di fiori, detti pensieri, di rose, dette presenze, di sogni, che abitino gli alberi, di canzoni che faccian danzar le statue, di stelle che mormorino all'orecchio degli amanti...).
Il titolo dello spettacolo è tratto da un verso della poetessa: “Ci sembrava significativo - ha spiegato l'attore alla stampa - perché nessuno meglio di lei può parlare di esclusi e inclusi”.
Com'è noto, la Merini ha conosciuto lunghi anni di depressione e ha vissuto sulla propria pelle le torture e gli orrori dell’ospedale psichiatrico: “Ero matta in mezzo ai matti. I matti erano matti nel profondo, alcuni molto intelligenti. Sono nate lì le mie più belle amicizie. I matti son simpatici, non come i dementi, che sono tutti fuori, nel mondo. I dementi li ho incontrati dopo, quando sono uscita!”.
E' incredibile pensare che dopo 46 elettroshock la Merini sia rimasta così geniale, lucida, e positiva nei confronti della vita, tanto da dire poco prima della morte: “Io la vita l’ho goduta tutta, a dispetto di quello che vanno dicendo sul manicomio. Io la vita l’ho goduta perché mi piace anche l’inferno della vita e la vita è spesso un inferno…. per me la vita è stata bella perché l’ho pagata cara”.
Diceva Pasolini che la poesia, come la lirica, è per pochi. Sarà! Certo è, come diceva Alda, che “la casa della poesia non avrà mai porte”.
Paola Cecchini