La Via Crucis dei pensionati del Sud Africa
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- Created on Friday, 13 April 2012 14:37
Mai, tanto vile e ottuso fascismo nel Paese.
Mai, come in questi tempi, sono stati colpiti così duramente l’intelligenza creativa, le forze produttive, i lavoratori, i pensionati.
Mai, una dittatura così pesante da parte della ottusità e del parassitismo organizzati.
Mai, il dominio di un apparato statale così vergognosamente fascista e mafioso.
Mai, il potere del Paese in mano a tanti arroganti, incompetenti e incapaci parassiti, formatisi nella menzogna ideologica.
Mai, una magistratura tanto egoista, vile, ottusa, ignorante e violenta.
Mai, un colpo di stato in nome della “ DEMOCRAZIA”.
Mai, menefreghismo e strafottenza generale nell’impiego pubblico.
Mai, una tassa così ingiusta, imposta e forzata come l’IMU, è stata applicata agli italiani all’estero.
Mai, UN CALVARIO COSI’ LUNGO, PENOSO, DOLOROSO, UMILIANTE E DISASTROSO, come il mancato pagamento di ben 4 mensilità ai danni di decine di nostri pensionati del Sud Africa.
Mai, tanta discriminazione e razzismo, contro gli italiani nel mondo perpetrato da uno Stato sovrano aderente all’ONU.
Mia cara ”ITALIA” ci stai massacrando!!!!!!
Riccardo Pinna
Componente CdP del CGIE
Coordinatore MAIE-Africa
Innocente contro banche e Inps
Si chiama Innocente. Lo è di nome e di fatto. Sta patendo le pene dell'inferno perché da quattro mesi non riceve più l'unico reddito che gli è rimasto, la sua pensione minima, una delle poche cose che ancora radicano la sua mente fiaccata dalla malattia alla realtà dalla quale è fuggito per sottrarsi alle persecuzioni del crudele mostro dei nostri giorni: il sistema bancario.
Innocente era un uomo dinamico, calciatore di grandi qualità in gioventù, con tre grandi passioni nella vita: la famiglia, il lavoro e la sua automobile. Nato in Africa, era stato costretto come tanti altri a emigrare nel paese dei suoi genitori, l'Italia, proprio quando aveva l'età in cui ci si costruisce una carriera e una posizione economica solida. Tempo sei anni si rese conto che l'Italia non gli offriva grandi prospettive e ritornò in Africa, a Johannesburg, per ricominciare un'altra volta da zero. Lavorò prima alla Fiat e poi all'Alfa Romeo come ricambista prima di mettersi in proprio. Diede un contributo intelligente a quello che oggi si dice il "Sistema Italia" vendendo pezzi di ricambio prodotti in Italia per i camion Mercedes. Non diventò mai ricco, ma diede ai suoi tre figli la migliore istruzione che potessero desiderare e si garantì una vecchiaia serena con qualche risparmio e la pensione minima dell'Inps. Sembrava destinato a un lungo crepuscolo senza traumi quando, a settant'anni, il mostro colpì. Da un giorno all'altro la banca italiana nella quale aveva riposto la sua fiducia spedì tutti i suoi risparmi a conti fantasmi in giro per mezza Europa e lo mandò addirittura in debito versando ai truffatori che l'avevano adescata 5.000 euro più di quanti ce ne fossero nel conto. Poi chiese a Innocente di rientrare di quella somma indebitamente spesa e cominciò ad addebitargli gli interessi. La sua mente non resistette all'oltraggio e per Innocente cominciò un rapido declino in un suo mondo che va gradualmente rimpicciolendo con l'uscita di tutte le cose e persone che non ricorda più.
Le uniche realtà che ancora riescono a penetrare la nebbia che gli avvolge la mente erano fino alla fine del 2011 la sua modesta pensione e la sua vettura. Quest'ultima adesso si è ridotta alla chiave di accensione che non lascia mai, la pensione da quattro mesi è scomparsa anche lei e non soltanto dalla sua mente. E Innocente quando ci pensa scoppia in lacrime.
Il compito di cercare di recuperare quei pochi soldi mensili che fanno la differenza fra il minimo indispensabile e l'indigenza è caduto sulle spalle della moglie, che mai si era occupata di cose simili, tutta presa dalle cure della casa, del marito, dei figli e dei nipoti. La settimana scorsa, dopo che anche marzo si era chiuso senza novità, il calvario della ricerca telefonica è ricominciato:
Telefonata al patronato: "Ci dispiace signora, noi non sappiamo più come aiutarla, questi sono i numeri di telefono, ci provi lei".
Telefonata alla Citibank, numero di Dublino, interlocutore di lingua italiana: "Ci dispiace signora, qui risulta tutto in regola, noi siamo pronti a pagare la pensione, dobbiamo soltanto ricevere istruzioni dall'Italia, provi quest'altro numero".
Telefonata alla banca in Italia: "Ci dispiace signora, qui la documentazione è in perfetto ordine, ma se l'Inps non ci autorizza a fare il pagamento noi non possiamo fare niente, provi a parlare con loro".
La telefonata all'Inps non ottiene altra risposta che i soliti messaggi registrati e le musichette per ammazzare il tempo mentre si attende qualcuno che dall'altro capo prenda in mano il ricevitore.
Dopo ore di inutili tentativi, che le costano preziosi euro, la signora getta la spugna. Un parente si impietosisce e chiama lui il patronato. Dopo qualche ora riceve via mail copia della comunicazione inviata dal patronato all'Inps competente per territorio: "Abbiamo cercato di contattare telefonicamente gli uffici competenti di codesta sede INPS in indirizzo, ma il collegamento è risultato di troppa attesa e di conseguenza negativo. Nel frattempo abbiamo parlato con la CITI-Bank e risulta che la posizione del pensionato è assolutamente positiva – ma non hanno avuto a tutt’oggi nessuna disposizione dei pagamenti dalla vostra sede. Alla luce di quanto esposto, si chiede di far conoscere alla scrivente il motivo di questo blocco dei ratei di pensione spettanti, onde procedere all’emissione dei pagamenti con carattere della massima urgenza. Si ringrazia per l’attenzione e si rimane in attesa di un sollecito riscontro".
Chissà, forse alla fine di aprile o di maggio... se il pensionato non morirà prima di crepacuore o d'inedia.