San Bartolomeo al Club Italiano di Paarl
- Details
- Created on Monday, 27 August 2012 11:02
Gli italiani di Paarl hanno festeggiato ieri San Bartolomeo, protettore dei mestieri in cui si adoperano lame e pelli. Come ogni ultima domenica del mese, si sono ritrovati alle 11.30 in chiesa per la messa celebrata dal cappellano padre Giovanni Meneghelli, che ha ricordato come le reliquie del santo siano conservate dopo duemila anni nella cattedrale a lui intitolata a Benevento. Poi i connazionali di Paarl e quelli venuti da Città del Capo si sono ritrovati al Club Italiano, dove la signora Donatina Agostinelli e i suoi familiari e aiutanti avevano lavorato per giorni a preparare a mano "cicatelli" per tutti. A metà pomeriggio, dopo il secondo e il dolce e tante conversazioni da tavolo a tavolo, la riunione domenicale si è chiusa e i commensali si sono lasciati fissando appuntamenti per i prossimi fine mese e per la fine di agosto del prossimo anno.
Bartolomeo apostolo
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Michelangelo nel Giudizio Universale della Cappella Sistina dipinge San Bartolomeo che mostra la sua propria pelle. Il volto sulla pelle è un autoritratto dell'artista
Bartolomeo fu uno dei dodici apostoli che seguirono Gesù. L'apostolo viene chiamato con questo nome nei sinottici, mentre nel vangelo di Giovanni 1,45 21,2 è indicato con il nome di Natanaele, sempre che si accetti l'identificazione tra questi due personaggi, cosa di cui alcuni studiosi dubitano. Era originario di Cana in Galilea, ma non vi sono indicazioni sulle date di nascita e di morte. Morì probabilmente in Siria tra il 60 e il 68 d.C. Viene festeggiato il 24 agosto.
Tutto quello che si conosce di questo Apostolo proviene dai vangeli. Secondo il Vangelo di Giovanni egli era amico di Filippo. Fu, infatti, questi a parlargli entusiasticamente del Messia quando gli disse: "Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazareth". La risposta di Bartolomeo fu molto scettica: "Da Nazareth può mai venire qualcosa di buono?". Ma Filippo insistette: "Vieni e vedrai". Bartolomeo incontrò Cristo e quanto gli disse fu sufficiente a fargli cambiare idea. Gesù: "Ecco davvero un Israelita in cui non c'è falsità". Bartolomeo turbato gli chiese come facesse a conoscerlo e Gesù di rimando: "Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto il fico". L'essere raggiunto da Cristo nei suoi pensieri più intimi, suscitò in lui un'immediata dichiarazione di fede: "Rabbi, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!". Gesù, allora, gli rispose: "Perché ti ho detto che ti ho visto sotto il fico credi? Vedrai cose maggiori di questa".
Il suo nome compare poi nell'elenco dei dodici inviati da Cristo a predicare e, ancora, negli Atti degli Apostoli, dove viene elencato assieme agli altri apostoli dopo la risurrezione di Cristo.
Da questo momento più nulla, solo la tradizione che racconta della sua vita missionaria in varie regioni del Medio Oriente, secondo alcuni, forse, si spinse fino in India. Anche la morte è affidata alla tradizione che lo vuole ucciso, scuoiato della pelle, secondo alcune fonti da parte del re dei Medi nella regione della Siria, mentre altre fonti parlano dell'Armenia.
Nel 264 le reliquie del santo giunsero a Lipari, quando era vescovo sant'Agatone, fino a quando vennero parzialmente disperse dagli arabi nel IX secolo; nel 410 le spoglie vennero portate a Maypherkat, che a causa del gran numero di reliquie che il vescovo Maruta vi radunò, venne chiamata Martiropoli. Nel 507 l'Imperatore Anastasio I le portò a Darae, in Mesopotamia. Nel 546 ricomparvero a Lipari e nell'838 a Benevento, dove il deposito delle reliquie del santo fu sempre conservato con devota e gelosa vigilanza anche in situazioni di grande pericolo, come quando l'imperatore Ottone III, nel 983, pretese la consegna delle sacre reliquie. In quell'occasione gli fu consegnato il corpo di san Paolino, vescovo di Nola. Accortosi dell'imbroglio l'imperatore cinse la città d'assedio, ma non riuscendo a espugnarla fece ritorno a Roma, dove peraltro fece edificare una basilica dedicata a San Bartolomeo sull'Isola Tiberina.
Le tre ricognizioni a Benevento
La prima ricognizione delle reliquie originali, conservate quindi a Benevento, fu fatta nel 1338 dall'arcivescovo Arnaldo da Brusacco durante un concilio provinciale. Le ossa, dopo essere state mostrate singolarmente ai vescovi ed al popolo accorso, furono riposte in una pregiata cassa di bronzo dorato che, seppur rovinata dai bombardamenti del II conflitto mondiale, ancora si conserva nel museo diocesano.
Le seconda ricognizione fu fatta da papa Benedetto XIII (Papa Orsini, già Arcivescovo di Benevento) il 13 maggio 1698. Dopo il controllo innanzi a 23 vescovi, magistrati ed al popolo ammesso, le reliquie furono riposte in nove ampolle, otto delle quali furono racchiuse nell'urna di porfido ed una, contenente l'intero osso del metacarpo, fu destinata alla venerazione pubblica.
Nel 2001, prima dell'inizio dei restauri della Basilica, l'Arcivescovo di Benevento Serafino Sprovieri indisse la terza ricognizione canonica delle reliquie. Dall'ampolla vitrea n. 4 furono prelevati alcuni frammenti ossei destinati alla chiesa cattedrale di Lipari e alle sei parrocchie dell'Arcidiocesi di Benevento intitolate all'apostolo.
Iconografia
A causa del supplizio a cui sarebbe stato condannato, lo si vede spesso raffigurato mentre viene scuoiato o con un coltello in mano. Michelangelo nel Giudizio Universale della Cappella Sistina lo rappresenta con la propria pelle in mano; sulla maschera di volto che appare su questa pelle l'artista ha voluto porvi il proprio autoritratto. La più famosa scultura di san Bartolomeo è un'opera di Marco d'Agrate, un allievo di Leonardo, esposta all'interno del Duomo di Milano, in cui è appunto rappresentato scorticato con la Bibbia in mano; l'opera è caratterizzata dalla minuta precisione anatomica con cui viene reso il corpo umano privo della pelle, che è scolpita drappeggiata attorno al corpo, con la pelle della testa penzolante sulla schiena del martire.
Bartolomeo apostolo è invocato dai fedeli per proteggersi da diverse malattie cutanee: Herpes, Erisipela, Pellagra ecc. E' protettore di diverse attività artigiani che operano con coltelli e arnesi da taglio: Macellai, Cuoiai, Calzolai, Fabbricanti di guanti, Legatori di libri, Pellicciai, Sarti e Conciatori.
Arcidiocesi di Campobasso-Boiano - Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
L'arcidiocesi di Campobasso-Boiano (in latino: Archidioecesis Campobassensis-Boianensis) è una sede metropolitana della Chiesa cattolica appartenente alla regione ecclesiastica Abruzzo-Molise. Nel 2006 contava 123.000 battezzati su 125.000 abitanti.
L'arcidiocesi comprende 44 comuni molisani, 38 in provincia di Campobasso e 6 in quella di Isernia (la prima: Campobasso, Boiano, Jelsi, Gambatesa, Sepino, Vinchiaturo, Sant'Elia a Pianisi, Petrella Tifernina, Pietracatella, San Giovanni in Galdo, Ferrazzano, Riccia, Busso, Campochiaro, Mirabello Sannitico, Monacilioni, Montagano, Oratino, Ripalimosani, Sant'Angelo Limosano, Spinete, Colle d'Anchise, Cercemaggiore, Campodipietra, Baranello, Campolieto, Guardiaregia, San Giuliano del Sannio, Macchia Valfortore, Castellino del Biferno, San Polo Matese, Gildone, Matrice, Limosano, Tufara, Cercepiccola, San Massimo, Toro; la seconda: Cantalupo nel Sannio, Santa Maria del Molise, Castelpetroso, Macchiagodena, Sant'Elena Sannita, Roccamandolfi).
Sede arcivescovile è la città di Campobasso, dove sorge la cattedrale della Santissima Trinità. A Boiano, un tempo sede vescovile, si trova la concattedrale di San Bartolomeo. A Castelpetroso invece, ha sede il più importante santuario molisano, quello dell'Addolorata.
Il territorio è suddiviso in 70 parrocchie.
La diocesi di Boiano fu eretta nell'XI secolo. Il primo vescovo noto di Boiano è menzionato nel 1061 da Uldarico arcivescovo di Benevento, senza indicazione del nome.
Il 29 giugno 1927 in forza della bolla Ad rectum di papa Pio XI la residenza vescovile fu traslata a Campobasso e la diocesi assunse il nome di diocesi di Boiano-Campobasso.
L'11 febbraio 1973 la diocesi, già suffraganea di Benevento, fu elevata al rango di arcidiocesi con la bolla Pontificalis Nostri di papa Paolo VI.
Il 21 agosto 1976 fu ulteriormente elevata ad arcidiocesi metropolitana.
Il 27 febbraio 1982 ha assunto il nome attuale.
San Bartolomeo Apostolo
Apostolo martire nato nel I secolo a Cana, Galilea; morì verso la metà del I secolo probabilmente in Siria. La passione dell'apostolo Bartolomeo contiene molte incertezze: la storia della vita, delle opere e del martirio del santo è inframmezzata da numerosi eventi leggendari.Il vero nome dell'apostolo è Natanaele. Il nome Bartolomeo deriva probabilmente dall'aramaico «bar», figlio e «talmai», agricoltore. Bartolomeo giunse a Cristo tramite l'apostolo Filippo. Dopo la resurrezione di Cristo, Bartolomeo fu predicatore itinerante (in Armenia, India e Mesopotamia). Divenne famoso per la sua facoltà di guarire i malati e gli ossessi. Bartolomeo fu condannato alla morte Persiana: fu scorticato vivo e poi crocefisso dai pagani. La calotta cranica del martire Bartolomeo si trova dal 1238 nel duomo di San Bartolomeo, a Francoforte. Una delle usanze più note legate alla festa di San Bartolomeo é il pellegrinaggio di Alm: la domenica prima o dopo San Bartolomeo, gli abitanti della località austriaca di Alm si recano in pellegrinaggio a St. Bartholoma, sul Konigssee, nel Berchtesgaden. I primi pellegrinaggi risalgono al XV secolo e sono legati allo scioglimento di un voto perché cessasse un'epidemia di peste. (Avvenire)
Non è di quelli che accorrono appena chiamati, anche se poi sarà capace di donarsi totalmente a una causa; ha le sue idee, le sue diffidenze e i suoi pregiudizi. I vangeli sinottici lo chiamano Bartolomeo, e in quello di Giovanni è indicato come Natanaele. Due nomi comunemente intesi il primo come patronimico (BarTalmai, figlio di Talmai, del valoroso) e il secondo come nome personale, col significato di “dono di Dio”.
Da Giovanni conosciamo la storia della sua adesione a Gesù, che non è immediata come altre. Di Gesù gli parla con entusiasmo Filippo, suo compaesano di Betsaida: "Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazareth". Basta questo nome – Nazareth – a rovinare tutto. La risposta di Bartolomeo arriva inzuppata in un radicale pessimismo: "Da Nazareth può mai venire qualcosa di buono?". L’uomo della Betsaida imprenditoriale, col suo “mare di Galilea” e le aziende della pesca, davvero non spera nulla da quel paese di montanari rissosi.
Ma Filippo replica ai suoi pregiudizi col breve invito a conoscere prima di sentenziare: "Vieni e vedi". Ed ecco che si vedono: Gesù e NatanaeleBartolomeo, che si sente dire: "Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità". Spiazzato da questa fiducia, lui sa soltanto chiedere a Gesù come fa a conoscerlo. E la risposta ("Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto il fico") produce una sua inattesa e debordante manifestazione di fede: "Rabbi, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!". Quest’uomo diffidente è in realtà pronto all’adesione più entusiastica, tanto che Gesù comincia un po’ a orientarlo: "Perché ti ho detto che ti ho visto sotto il fico credi? Vedrai cose maggiori di questa".
Troviamo poi Bartolomeo scelto da Gesù con altri undici discepoli per farne i suoi inviati, gli Apostoli. Poi gli Atti lo elencano a Gerusalemme con gli altri, "assidui e concordi nella preghiera". E anche per Bartolomeo (come per Andrea, Tommaso, Matteo, Simone lo Zelota, Giuda Taddeo, Filippo e Mattia) dopo questa citazione cala il silenzio dei testi canonici. Ne parlano le leggende, storicamente inattendibili. Alcune lo dicono missionario in India e in Armenia, dove avrebbe convertito anche il re, subendo però un martirio tremendo: scuoiato vivo e decapitato. Queste leggende erano anche un modo di spiegare l’espandersi del cristianesimo in luoghi remoti, per opera di sconosciuti. A tante Chiese, poi, proclamarsi fondate da apostoli dava un’indubbia autorità. La leggenda di san Bartolomeo è ricordata anche nel Giudizio Universale della Sistina: il santo mostra la pelle di cui lo hanno “svestito” gli aguzzini, e nei lineamenti del viso, deformati dalla sofferenza, Michelangelo ha voluto darci il proprio autoritratto. - Autore: Domenico Agasso