Pensionati all'estero: calvario senza fine
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- Created on Thursday, 12 January 2012 10:22
Sono senza fine le tribolazioni dei pensionati italiani all'estero.
Il 2011 si è chiuso con due richieste di inviare la famigerata "dichiarazione di esistenza" in vita, una arrivata dalla banca italiana che dal prossimo mese non sarà più responsabile del pagamento delle pensioni stesse e l'altra dalla banca straniera che l'ha soppiantata. Quest'ultima ha anche ovviamente richiesto ai pensionati di compilare moduli per la raccolta dei dati anagrafici e previdenziali da inserire nella loro banca dati. Tutte richieste legittime, sulla base delle norme vigenti, ma che impongono ai pensionati, spesso lontani dagli uffici consolari, frequenti spostamenti e spese che incidono pesantemente sulle loro magre risorse. Senza contare lo stress psicologico che ogni nuova richiesta di documentazioni infligge a persone molto anziane e non di rado in precarie condizioni di salute.
Il 2012 per molti pensionati è cominciato anche peggio. A tutt'oggi non hanno ancora ricevuto la pensione. Alcuni sono in gravi difficoltà economiche perché la pensione minima, pur misera, è la loro unica entrata mensile.
Ogni tentativo di comunicare con l'Istituto delle Banche Popolari Italiane, responsabile di quest'ultimo pagamento della propria gestione, è miseramente fallito. E' come se la banca fosse sparita dalla faccia della terra.
Ricerche collaterali sono approdate a due diverse giustificazioni: la prima è che alcune pensioni non sono partite dall'Italia perché l'istituto di credito non ha ricevuto la certificazione di esistenza in vita rilasciata ai pensionati dalle autorità consolari; la seconda è che le pensioni sarebbero regolarmente arrivate in Sud Africa e sarebbero poi state rimandate indietro. Motivi sconosciuti e sicuramente misteriosi.
Gli alibi e le giustificazioni valgono quello che valgono, cioè il valore che ciascuno è disposto ad attribuire loro. Quello che conta veramente è che il calvario dei pensionati è senza fine e che alcuni di loro non sanno come sbarcare il lunario senza la pensione, mentre quei pochi ma preziosissimi soldi rimangono nelle casse dell'ente pagatore. Un'ingiustizia purtroppo senza rimedio perché tutti gli enti coinvolti in questa squallida vicenda sono potenti e ben al riparo dalla ire dei pensionati, ai quali non resta che rodersi il fegato e sperare che prima o poi avvenga un miracolo e l'Inps trovi il sistema di garantire sempre e comunque l'arrivo puntuale della pensione.
In un programma Rai di ieri, dedicato ad altri temi previdenziali, è stato detto che gli accertamenti a cui si sottopongono i destinatari delle previdenze costano all'Inps molto più dei soldi da versare a eventuali beneficiari in malafede. E' troppo chiedere alle autorità italiane di tentare di mettere a punto un sistema elettronico in base al quale i decessi di connazionali all'estero siano regolarmente incrociati con i servizi anagrafici dei paesi di residenza? Supponendo che questo sia un sogno irrealizzabile, passiamo al desiderio di riserva: che le pensioni siano pagate anche quando le procedure di verifica siano incappate in qualche ritardo. La serenità dei più fragili fra i nostri fratelli dovrebbe valere più di qualche centinaio di euro eventualmente pagato a chi non ne avesse diritto.