La vita di Guglielmo Martinaglia il piemontese che scoprì la Grotta delle Meraviglie
Guglielmo Martinaglia
Questo articolo a firma del nostro storico André Martinaglia, nipote del protagonista, narra per sommi capi la vita avventurosa di Guglielmo Martinaglia. La grotta da lui scoperta e chiamata “Wonder Hole” fa parte di un complesso di cavità naturali che oggi si chiama “Culla dell’Umanità” (Cradle of Mankind) ed è fra i siti sudafricani riconosciuti dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità.
Guglielmo Martinaglia nacque il 6 settembre 1857 nel piccolo villaggio di Issiglio, nel Canavese, fra la bella valle del Chiusella e il capoluogo della provincia, Ivrea, in Piemonte. Dopo aver completato il proprio addestramento militare nella Brigata Alpina, anche lui, come tanti altri italiani in quei tempi duri e difficili, scelse di andare a cercare fortuna in terra straniera. Nel 1877 arrivò via mare nell’isola di Reunion, nell’Oceano Indiano, dove entrò a far parte di una squadra di specialisti del Piemonte che, quale componente di una forza lavoro di circa 4000 operai di diverse nazionalità, stava costruendo la prima linea ferroviaria dell’isola (1877-1882). I piemontesi avevano il compito di costruire la linea ferroviaria a La Montagne e in particolare dovevano costruire una galleria attraverso la montagna, costruendo tutta una serie di ampi ponti ferroviari di pietra, con grandissimo successo e con il gradimento dell’ingegnere capo inglese.
L’apertura del tunnel nella montagna con le cariche di dinamite non fu completata senza incidenti. Cinque italiani furono uccisi da un’esplosione e sono seppelliti nell’isola.
Da Reunion Guglielmo Martinaglia si avventurò oltre e nel 1879 sbarcò a Durban, nel Natal, il principale porto di mare lungo la costa orientale del Sud Africa in quello che all’epoca era il Natal, soggetto a controllo britannico, e che oggi è la provincia del Kwa Zulu-Natal. Al tempo dell’arrivo di Guglielmo era in corso la guerra tribale anglo-zulu, che si opponevano al colonialismo britannico. Non avendo alcun desiderio di prendere parte ai combattimenti, Guglielmo si comprò un cavallo e si diresse verso Kimberley, la città dei diamanti. Qui divenne presto una specie di celebrità per la sua capacità di trovare corsi d’acqua sotterranei e sorgenti. Con queste sue facoltà fu in grado di aiutare molti contadini di quelle zone semi deserte del Sud Africa.
Non passò molto tempo e fu invitato da Ben van der Hoven, ben noto uomo d’affari dei campi diamantiferi, ad accompagnarlo a Pretoria, dove un suo amico, Jan Schuitema, aveva bisogno di qualcuno con il suo speciale talento per cercare oro nella sua farm a Roodepoort (una paese a Ovest di Johannesburg). Entro tre settimane Guglielmo trovò l’oro, chiese delle concessioni anche per sé stesso, che poi vendette, e costruì la storica Witpoortjie Inn lungo la Main Gold Reef Road della zona. La locanda divenne ben presto la stazione di sosta notturna per personaggi come il Presidente della Repubblica del Transvaal, Paul Kruger, il generale britannico French e Ian Hamilton, uno dei più famosi esploratori dell’Africa. Nel 1893 vendette la locanda a un inglese di nome Richardson.
Il 1896 doveva essere per Guglielmo un anno migliore del precedente, nel quale sua moglie morì di malattia ad appena 29 anni, sei mesi dopo che anche il loro ultimo nato era stato seppellito. Fu infatti nell’ottobre del 1896 che Guglielmo ottenne in affitto una appezzamento di terreno in una zona chiamata Zwartkrans. Aveva individuato la possibilità di trovare un giacimento di calcare ed era precisamente quello che lui voleva. Ci accinse quindi a utilizzare la dinamite su questo pezzo di terra e mandò il figliolo maggiore, Giovanni, di 8 anni, a prendere un po’ d’acqua da bere. Poi, messosi al riparo, collegò la dinamite e abbassò la maniglia per inviare la scossa elettrica che avrebbe causato l’esplosione. Ci fu un’eruzione che mandò sassi e una nuvola di polvere nel cielo. Quando l’aria tornò pulita, Guglielmo sollevò il capo e vide una grande apertura scusa nel fianco della collina. Intanto Giovanni era tornato con l’acqua e Guglielmo, molto eccitato, gli disse: “Ho scoperto una Grotta delle Meraviglie”. Guardando dentro la grotta videro uno meraviglioso spettacolo di bianche stalattiti e stalagmiti. Era come certe cose che si possono vedere soltanto nei film odierni di Walt Disney. Più in profondità dentro la grotta si poteva vedere scorrere un fiume sotterraneo. Quello che si trovava nelle profondità della grotta doveva però essere scoperto soltanto nel 1947 dal dottor Robert Broom, che stava conducendo esplorazioni e ricerche nelle viscere della terra. Egli finì infatti per trovare una creatura umanoide che probabilmente aveva camminato eretta e che in termini scientifici egli battezzò “Plesiantropus Transvaalensis”, meglio nota come “Mrs Ples”.
Guglielmo Martinaglia non vide mai questa grande scoperta della ricerca sulle origini dell’umanità in quanto era morto il 5 gennaio 1929 nella vicina cittadina di Krugersdorp. La sua tomba è tenuta in modo immacolato nel cimitero cattolico romano chiamato “Burgershoop Cemetery”. “L’uomo della Grotta delle Meraviglie” non è più, ma la sua eredità è rimasta. La sua fotografia e una speciale targa aurea si possono vedere nel Museo delle Grotte di Sterkfontein.
Il dottor Robert Broom aveva ragione quando disse che le Grotte di Sterkfontein sono il tesoro antropologico del mondo. Il professor Philip Tobias del Dipartimento di Anatomia dell’Università del Witwatersrand, a Johannesburg, proseguì le ricerche e nel 1983 si unì a lui il dottor Ron Clarke. Insieme fecero altre scoperte. Nel 1994 il dottor Clarke trovò numerose ossa umane in casse dimenticate in un magazzino e che erano state erroneamente classificate come contenenti ossa di scimmia e di antilope. Nell’insieme vi erano ossa a sufficienza per ricostruire, complete di articolazioni, la parte inferiore e il piede di un Australopithecus, il primo del genere a essere scoperto. Il dottor Clarke lo battezzò “Little Foot” (Piccolo Piede). Nel dicembre 1997 l’ex direttore degli scavi, dottor André Keuser, trovò due crani di bambini che furono stimati vecchi di 1,5-2 milioni di anni. Il bambino più anziano era della specie Homogeneus, che portò all’uomo moderno, mentre il più giovane era di nuovo un Australopithecus Robustus. La scoperta avvenne a Drimolen. che si trova vicino alle Grotte di Sterkfontein. Nel dicembree 1998 il dottor Ron Clarke scoprì lo scheletro intero di un ominide preistorico seppellito nella parte della Grotta di Sterkfontein. Quello scheletro aveva 3,5 milioni di anni e con grande pazienza e attentione è stato ora rimosso dalla sua tomba.
Ma cosa fu di Giovanni Martinaglia, figlio di Guglielmo?
Il giovane vinse una borsa di studio al completamento degli studi secondari e andò a studiare scienza veterinaria alla Cornell University negli USA. Poi studiò ancora in Canada, dove conseguì il dottorato. Al suo ritorno antrò a far parte del personale insegnante alla Onderstepoort Veterinary School, vicino a Pretoria (capitale del Sud Africa), studiando ancora sotto il dottor Francesco Veglia di Cuneo, in Piemonte, e il dottor Arnold Theiler, della Svizzera (che scoprirono la cura per la malattia del verme dell’enteride, che causava grandi perdite di capi agli allevatori di pecore del Sud Africa). Entrambi ebbero onorificenze per i loro successi nelle ricerche mediche.
Grazie al suo eccellente curriculum di ricercatore, Giovanni fu nominato direttore del macello di Johannesburg, ma in seguito divenne uno dei maggiori ricercatori sulla tubercolosi, che ancora affligge molti in Sud Africa. Le sue ricerche furono condotte all’ospedale Re Giorgio Quinto di Durba. Nel 1933 Giovanni raccolse campioni nelle Grotte di Sterkfontein e li inviò all’Istituto Imperiale di Entomologia per l’identificazione. Il 21 giugno 1933 l’Istituto riferì che le Mosche Dipterane sottomesse appartenevano a due specie di Streblidae: 1) Nycteribosca Africana e 2) Raymondia Planiceps. Questa seconda era sconosciuta al British Museum. Della prima il Museo aveva in precedenza ricevuto soltanto due esemplari.
Giovanni morì a Johannesburg il 10 maggio 1967, un giorno prima del suo settantottesimo compleanno.
André Martinaglia
tradotto da Ciro Migliore
The life of Guglielmo Martinaglia the man from Piemonte who discovered the Wonder Hole
In the small village of Issiglio, in the Canavese district, lying between the beautiful valley of Chiusella and the main town of that region, Ivrea, Piemonte, on the 6 September 1857 Guglielmo Martinaglia was born. After completing his military training with the Brigata Alpina, he, like so many Italians during those hard and difficult times, chose to seek his fortune in foreign lands.
In 1877 he arrived by sea on the island of Reunion, in the Indian Ocean, where he joined the specialized engineering team from Piemonte, who, together with 4000 other foreign workers of different nationalities, were building the island’s first railway line (1877-1882). The Piemontese were given the task of building the railway line at La Montagne, by constructing a tunnel through the mountain and building large stone railway bridges, which were extremely successful and to the liking of the English chief engineer.
The dynamiting of the tunnels through the mountain at La Montagne did not go without incidents. Five Italians were killed by an explosion and lie buried on the island.
From Reunion, Guglielmo Martinaglia ventured further and in 1879 landed in Durban, Natal, the main seaport on the Eastern Coast of South Africa which was at this stage British controlled Natal, now the province of Kwa Zulu-Natal. At the time of Guglielmo’s arrival the Anglo-Zulu tribal war was raging. The Zulus were against British colonialism. Not wanting to participate in these skirmishes, Guglielmo purchased a horse and headed for Kimberley, the city of diamonds. Here he soon became well known for his ability to discover underground waterways and springs. With these abilities he assisted many farmers in this semi-desert area of South Africa.
After a while he was invited by Ben van der Hoven, a well known businessman in the diamond fields, to accompany him to Pretoria, as a friend of his, Jan Schuitema, needed a man of his special talent to probe for gold on his farm in Roodepoort (a town West of Johannesburg). Within three weeks Guglielmo found gold, staked claims for himself, which he later sold, and built the historic Witpoortjie Inn on the main gold reef road in the same area. This soon became the overnight stopping place of people like the President of the Transvaal Republic, Paul Kruger, the British general French and one of Africa’s most important explorers, Ian Hamilton. In 1893 he sold the Inn to an Englishman by the name of Richardson.
1896 was to be a better year for Guglielmo than the year before, in which his wife died of an illness at the age of 29 years, six months after their lastborn child had also been buried. It was in October 1896 that Guglielmo obtained a lease for a portion of land on the ground called Zwartkrans. He detected the possibility of limestone being present and that’s what he was after. He decided to lay the dynamite explosives on this portion of ground. He sent his oldest son, 8 year old Giovanni, to fetch him some water. Taking cover, he attached the dynamite to the leads of the plunger, pushed the plunger down and a few seconds later the earth erupted, sending rocks and dust flying into the air.
Once the air cleared, Guglielmo lifted his head and noticed a large dark hole on the side of the hill. He couldn’t believe what he was about to discover, but there it was, he had blown open an entrance into a cave. By this time Giovanni had returned with the water and Guglielmo, very excitedly, said to him: “I’ve discovered a Wonder Hole”. Looking into the cave, they saw a beautiful interior of white stalactites and stalagmites. It was like something seen only in Walt Disney films of today. Deeper in the cave, an underground river system was seen flowing through. What lay deep in the cave was only to be discovered in 1947 by Dr. Robert Broom, who was exploring and doing research in the cave. He was to come across an ape humanlike creature which probably walked upright, which he called in scientific terms “Plesiantropus Transvaalensis”, better known as “Mrs Ples”.
Guglielmo Martinaglia was never to see this great discovery into the origins of mankind as he died on 5 January 1929 in the nearby town of Krugersdorp. His grave is kept in immaculate condition in the Roman Catholic cemetery known as “Burgershoop Cemetery”.
The “Wonder Hole Man” is no more, but his legacy still lives on. His photo and a special gold plaque can also be seen at the Sterkfontein Cave Museum.
Dr. Robert Broom was correct when he stated that the Sterkfontein Caves are the anthropological treasure house of the world. Professor Philip Tobias of the Department of Anatomy, University of the Witwatersrand, Johannesburg, took over the research in 1983 and was later joined by Dr. Ron Clarke. Further discoveries were to be made.
In 1994 Dr. Clarke found a number of human bones in forgotten storage boxes at the anthropological warehouse, which had been misfiled as monkey and antelope bones. Together there were enough bones to reconstruct an articulating Australopithecus lower leg and foot, the first of its kind to be discovered. Dr. Clarke called it “Little Foot”. In December 1997, the ex-director of excavations, Dr. André Keyser, found two children’s skulls estimated to be between 1.5 and 2 million years old. The older child was again Australopithecus Robustus. The discovery took place at Drimolen, which is istuated near the Sterkfontein Caves.
In December 1998, Dr. Ron Clarke discovered a full skeleton of a prehistoric ape man buried in the walls of the Sterkfontein Caves. The skeleton was aged at 3.5 million years and with great patience and care it has now been removed.
And what became of Giovanni Martinaglia, Guglielmo’s son?
He won a scholarship after completing his high school education and went to study veterinary science at Cornell University in the USA. He further studied in Canada, where he obtained his doctor’s degree. On his return he joined the staff at Onderstepoort Veterinary School near Pretoria (capital city of South Africa), studying under Dr. Francesco Veglia of Cuneo, Piemonte, and Dr. Arnold Theiler from Switzerland (who discovered the cure for the “wire worm disease” which caused huge stock losses amongst sheep in South Africa). Both were knighted for their medical research achievements.
Due to his fine record as a research worker, Giovanni was made Director of the Johannesburg Abattoir. Thereafter he was one of the foremost knowledgeable researchers into the tuberculosis desease still plaguing many in Africa today. His research was conducted at the King George the 5th Hospital in Durban. During 1933, Giovanni collected specimens in the Sterkfontein Caves, which were submitted to the Imperial Institute of Entomology for identification. On 21 June 1933 the Institute reported that the “Dipteran Flies” submitted belonged to two species of “Streblidae” 1. Nycteribosca Africana, walk, and 2. Raymondia Planiceps. The latter was new to the British Museum. Of the first mentioned specimen, the Museum had only previously received two specimens.
Giovanni Martinaglia passed away in Johannesburg on 10 May 1967, one day before his 78th birthday.
André Martinaglia