Vento italiano gonfia le vele delle fuoriserie del mare costruite nei cantieri “Southern Wind” di Cape Town
Willy Persico
Nella provincia del Capo di Buona Speranza il vento che spazza la penisola e crea la tovaglia sulla Montagna della Tavola si chiama “Il dottore”, perché, si dice, porta via con sé anche tutti i malanni. Ma non è un vento amico, così come questo non è un mare ospitale. Al contrario, dice Alberto Del Cinque, portavoce del cantiere Southern Wind Shipyard,
“è un oceano freddo, ostile, sul quale è molto difficile navigare”. Forse proprio per questo qui ci sono bravi marinai e bravi costruttori di navi.
Ma il vento che gonfia le vele delle grandi barche da crociera che qui nascono e da qui partono per solcare i mari e gli oceani del mondo è un vento italiano. Un vento diverso, che non è aria in movimento, ma è energia, energia creativa, intelligenza imprenditoriale, immaginazione progettuale, sensibilità innovativa, un vento intangibile ma capace di muovere cose e persone, di realizzare grandi progetti e di far nascere, in un angolo sperduto del continente africano, a poche miglia dalla Falsa Baia, sull’Oceano Indiano, dove la terra finisce e comincia l’oceano freddo e ostile che a migliaia di chilometri da qui lambisce le coste dell’Antartide, le più belle barche da diporto del globo, le fuoriserie del mare. E’ un vento gemello di quello che gonfia le vele di “Shosholoza” e che alimenta il sogno sudafricano di contendere la leggendaria Coppa America alle più forti nazioni veliche del mondo. Questo vento da competizione si chiama Salvatore Sarno, il suo gemello da fuoriserie Guglielmo Persico, detto Willy. Nelle vene di entrambi scorre sangue napoletano.
Avevo sempre immaginato i cantieri navali sulla riva del mare, dentro i porti o magari in calette riparate, con i costruttori indaffarati fra pontili di cemento e spiagge di sabbia candida. E invece le istruzioni datemi per telefono da Alberto Del Cinque, seguite alla lettera, hanno portato me e mia moglie Amabile, che è anche la mia segretaria, collaboratrice e indispensabile consigliera, in una zona industriale dei Cape Flats, fra una moschea con eleganti minareti e un nuovissimo centro commerciale, ai margini delle grandi baraccopoli che accolgono i viaggiatori nel trasferimento dall’aeroporto a Città del Capo.
In questa località improbabile Guglielmo Persico, quindici anni or sono, trovò un cantierino al quale affidare la costruzione della barca dei suoi sogni. Le cose non andarono esattamente come lui le aveva immaginate, ma questa è un’altra storia, la cui narrazione lasciamo allo stesso Willy, attraverso un articolo che riprendiamo dalla rivista trimestrale “Yachting Quarterly”, che lo aveva pubblicato nell’estate del 2004, mentre noi completiamo quella e le altre storie che formano questo servizio con informazioni, impressioni e considerazioni raccolte e maturate durante la visita ai “Southern Wind Shipyards” di Cape Town.
Il tutto è nato dal varo dello yacht “Farewell” nella darsena del Cape Grace, al Waterfront, lo scorso 25 giugno. Devo confessare che, animale di terra e per di più d’altopiano, con un sacrosanto terrore atavico per le profondità marine, avevo sentito parlare dei cantieri Southern Wind soltanto qualche mese prima, da un marinaio sardo rimasto qui perché si era fratturato un’anca mentre lasciava la baia di Città del Capo con un’altra barca costruita negli stessi cantieri e diretta verso il Mediterraneo. Una telefonata per saperne di più mi ha procurato l’invito alla consegna della “Farewell” e poi a visitare, in questi giorni, i cantieri.
La prima considerazione che mi ha colpito è stata che quella decisione impulsiva di Willy Persico ha regalato al Sud Africa un’industria cantieristica d’avanguardia, nella quale sono utilizzati materiali, procedimenti e tecnologie che soltanto pochissimi stabilimenti analoghi nel mondo intero possono vantare. Anzi, in qualche caso sono stati proprio questi cantieri sudafricani ad aprire strade nuove e inedite alla cantieristica mondiale d’avanguardia.
La seconda considerazione è che l’impiego di queste materie, tecnologie e conoscenze ha inserito il paese in un mercato di nicchia che non è mai andato e probabilmente non andrà mai in crisi, perché le grandi barche che escono da questi cantieri costano intorno agli otto milioni di euro per averle e un altro mezzo milione di euro all’anno per farle navigare, per cui sono accessibili soltanto alle grandi fortune, nella stratosfera dell’economia dove i venticelli di crisi non spirano mai. Tanto è vero che i cantieri SWS hanno ordini che li terranno impegnati fino alla fine del 2008 e stanno accettando le prime commesse per il 2009 e gli anni successivi.
Da queste considerazioni deriva la terza e cioè che in quindici anni le maestranze indigene, guidate da tecnici italiani, sono state in grado di tenere il passo con la concorrenza internazionale, ottenendo livelli qualitativi stabili e garantiti di una tale eccellenza da indurre clienti esigentissimi ad accettare perfino il fatto di dover fare periodici voli di durata variabile fra le dodici e le ventiquattro ore per venire a vedere dove i loro sogni diventano realtà. Lo stesso Willy Persico, che normalmente vive a Genova, viene al Capo per una settimana ogni due mesi, ma per lui, figlio di un armatore napoletano trapiantato a Milano e a sua volta in passato presidente dei celebri cantieri navali Rodrigues, questa è normale amministrazione.
Una considerazione importante è poi il fatto, rimarcato da Del Cinque, che nei cantieri stia anche avvenendo un ricambio generazionale, nel senso che ai dipendenti che sono in servizio da molti anni si stanno adesso affiancando figli e nipoti, il cui attaccamento all’azienda è allo stesso tempo la dimostrazione di un felice rapporto fra datore di lavoro e prestatore d’opera e una base su cui continuare a progettare per il futuro. Così come possono guardare serenamente ad anni di impiego garantito, altamente qualificato e ben remunerato le famiglie dei 220 dipendenti che consentono ai cantieri di mettere in mare fino a tre fuoriserie all’anno, 25 dal 1991 a oggi, più 4 in costruzione. Il prossimo varo in ottobre.
Costruire una di queste barche, lunga una trentina di metri e profonda abbastanza per contenere lussuosi appartamenti, cambusa, sala macchine e tutto il resto, è come costruire un’abitazione di lusso, completa di mobili ed elettrodomestici, più gli alberi, le vele e le diavolerie moderne che hanno rimpiazzato i grandi timoni rotondi di legno, le sartie e le gomene dei romanzi di Emilio Salgari, anche lui genovese come Alberto Del Cinque, scapolo di 38 anni, che dal 2001 si è trasferito al Capo, accettando l’incarico di direttore dell’ufficio acquisti e degli affari generali dei cantieri Southern Wind. Del Cinque ha in comune con Persico la tradizione marinara, in quanto apparteneva alla sua famiglia la società di navigazione Merzario, che operava nel Mar Rosso e nel Golfo Persico. Al Capo è stato preceduto di tre anni da Marco Alberti, 45 anni, che ha lasciato Roma nel 1998 per assumere l’incarico di direttore generale e tecnico. La squadra italiana è completata da Massimo Vassalle, 63 anni, vice direttore generale e tecnico, Stefan Falcon, italo-tedesco di Latina, 37 anni, capo del reparto laminazione e mago del composito, e Mark Bament, genovese di Milano, capo dell’ufficio disegni. L’unico dirigente non italiano, ma ormai italianizzato, è il direttore finanziario, Dale McTavish, 38 anni. Una squadra giovane, come si vede, che ha nell’affiatamento e nella passione per il proprio lavoro i punti di forza che hanno fatto di questa azienda, a pieno titolo, un protagonista della scena mondiale della navigazione da diporto oceanica. Io non ne avevo mai sentito parlare, ma nel mondo delle grandi vele Southern Wind è un marchio davanti al quale anche i progettisti e costruttori più sofisticati si tolgono il cappello.
Ciro Migliore
Da una barca a un cantiere per realizzare i sogni di altri armator - di Willy Persico
La mia avventura in Sud Africa inizia nel 1990.
Appassionato velista, desideravo costruire una barca che avesse le caratteristiche da tempo sognate, un 73' su progetto di Ron Holland. Alla ricerca di un cantiere che potesse offrirmi il miglior rapporto qualità-prezzo, trovai proprio in Sud Africa quello che faceva per me. E così che è partita la costruzione di Aga Jari, presso un piccolo cantiere di Cape Town, seguita a breve da quella di un progetto di 72' firmato da Bruce Farr per conto di un amico.
Nel corso dei primi soggiorni in Sud Africa avevo maturato una conoscenza più approfondita sia del paese sia delle capacità della cantieristica locale. lnconsciamente avevo iniziato a valutare tali potenzialità non solo come armatore, ma anche dal punto di vista imprenditoriale, guidato dall'esperienza che stavo vivendo in quel
periodo quale presidente dei Cantieri Navali Rodriguez.
Il caso ha fatto il resto: quando i due scafi e una coperta furono
pronti, gravi problemi personali del proprietario del cantiere rischiarono di compromettere la consegna delle due barche. Fu allora che decisi di rilevare la struttura e ampliarla, acquisendo anche dei capannoni contigui un po' fatiscenti. Assunsi alcuni operai del vecchio stabilimento e, con un po' di incoscienza, fondai Sourhern Wind Shipyard.
I buoni risultati raggiunti nella costruzione di Aga Jari e Blue Wing
mi hanno convinto a trasformare questa iniziativa in una vera attività imprenditoriale, con una serie di importanti migliorie: ampliamento dei capannoni in numero e dimensioni, nuove attrezzature e macchinari, aumento del personale specializzato, prevedendo la formazione dei capi reparto in Europa e soprattutto in Italia. A Genova nasce l'ufficio commerciale, la Pegaso Yacht Division,
che segue l'attività produttiva del cantiere, lo sviluppo dei rapporti con i clienti e i progettisti e anche l'assistenza post-vendita.
Oggi Southern Wind Shipyard è un cantiere moderno, che si sviluppa su 10.000 metri quadri, di cui 8.000 coperti, con 150 operai nei reparti di laminazione, falegnameria, allestimento, impiantistica e verniciatura, oltre a 30 impiegati negli uffici tecnico, acquisti, amministrazione, finanza e controllo gestione. Nel giro di pochi anni la produzione è aumentata da una a tre barche all'anno e
abbiamo sviluppato nuove tecniche di costruzione, passando dalla vetroresina al composito e in seguito al carbonio. Oggi la produzione custom e semi-custom conta sei modelli da 72 a 100 piedi, firmati dai più noti architetti navali e interior designer e la nostra struttura ci consente di costruire imbarcazioni fino a 114 piedi. Per le linee di carena, oltre al Farr 72, Farr Yacht Design ha firmato per noi il Farr Nauta 80 DS, il Farr Nauta 93 e 95 e l'ultimo Southern Wind 100, mentre ci siamo affidati allo studio californiano Reichel/Pugh per i performanti Reichel/Pugh Nauta 78 e il recente Southern Wind 72.
L’ltalian style non poteva essere meglio rappresentato, all'inizio, dal contributo di Antonio Minniti e, in tempi più recenti, di Mario Pedol e Massimo Gino di Nauta Design. Minniti ci ha seguiti per l'Holland 73 e il Farr 72, mentre attualmente è impegnato con Fernando De Almeida sul nuovo Southern Wind 72. Grazie a Nauta siamo entrati nel mercato di imbarcazioni maggiori e di alto contenuto tecnologico, interpretando con attenzione le esigenze dei nostri armatori.
La maggior parte dei committenti ha idee molto chiare: barche sicure e di elevate prestazioni, eleganti e classiche nell'uso del legno per gli interni e nella ricercatezza delle finiture, progettate e costruite per lunghe navigazioni, dotate di sala macchine di facile ispezione e manutenzione, con quartiere equipaggio separato dalla zona armatoriale/ospiti.
Dedicarsi a barche oceaniche, performanti, comode e belle è stato
un percorso obbligato: la consegna delle nostre imbarcazioni avviene nel porto di Cape Town. Questo significa che mediamente ognuna effettua un test sail di 5000-7500 miglia di navigazione oceanica prima di arrivare a destinazione nei Caraibi o in Europa.
Il Farr 72 Starr Trail e il Farr Nauta 95 Maya Ray hanno percorso oltre 70.000 miglia, circumnavigando il globo, attraversando mari e oceani di tutti i continenti. E’ quindi fondamentale per ogni nostro armatore ed equipaggio avere una barca ben costruita, funzionale e comoda.
Il nostro presente parla di cinque barche in costruzione - un Reichel! Pugh Nauta 78, un Farr Nauta 93, un Farr Nauta 95, un Farr Nauta 80, un Southern Wind 72 - e dell'imminente realizzazione di un Southern Wind 100.
Cerchiamo di migliorare la qualità intensificando l'interscambio di know-how tra Europa e Sud Africa; abbiamo assunto nuovi tecnici e potenziato l'ufficio progetti e il controllo qualità e stiamo aumentando gli spazi operativi per affrontare nuove sfide.
Insomma, la solita vecchia storia. . .
Willy Persico, nato a Milano nel 1939 da famiglia napoletana, si è
laureato nel 1963 in ingegneria chimica presso l'Universita di
Napoli, poi ha vissuto tra Milano, Londra e Genova. Dopo le prime esperienze nel settore dell'industria petrolifera e chimica, diventa dirigente industriale nel 1973.
Risale al 1979 l'inizio dell'attività imprenditoriale, prima nell'industria petrolifera d'armamento navale e successivamente in quella della cantieristica navale.
From the boat to the shipyard. - by Willy Persico
Realizing other boatowner’s dreams
My adventure in South Africa began in 1990. I wanted to build a yacht with the features I had always dreamed of, a 73 footer designed by Ron Holland.
Whilst searching for the shipyard that would offer me the best quality-price combination, I found just what I was looking for in South Africa. And that is how the construction of the Aga Jari began, followed by that of a 72 footer, designed by Bruce Farr for a friend of mine. During my visits to South Africa, I gained a deeper knowledge of both the country and local shipbuilding skills. Unconsciously, I had started to assess this potential not only from the perspective of a boatowner, but also from that of a businessman, guided by my experience as chairman of the Rodriguez Shipyard.
The rest happened by chance: once the two hulls and a deck were ready, personal problems of the shipyard's owner risked to compromise the delivery. Then I decided to take over the facility and extend it by purchasing some rather run-down buildings adjacent to the shipyard. I employed some of the workers from the original shipyard, and founded SWS. The excellent results achieved with the construction of the Aga Jari and Blue Wing had convinced me to transform this project into a business, with a series of significant improvements: extension of the number and size of the workshops, new equipment, an increase in the number of skilled staff, the creation of department heads in Europe and in Italy. A sales office was set up in Genoa, the Pegaso Yacht Division, which handles the shipyard's production activities, customer and designer relations and post-sale assistance. Today SWS is a modern shipyard that covers an area of 10,000 square metres, 8,000 of which covered, with 150 workers in the laminating, carpentry, fitting, system and painting departments and 30 employees in the technical, purchasing, administration and financial management and control offices. Soon the production has increased from one to three boats a year and we developed new construction techniques, passing from fibreglass to
composite and finally to carbon. To date custom and semi-custom production has produced six models of between 72' and 100', designed by some of the most well-known naval architects and interior designers, and our facilities permit the building of boats up to 114'. In addition to the Farr 72, Farr Yacht Design has designed the Farr Nauta 80 DS, the Farr Nauta 93 and 95 and the latest Southern Wind 100 cruisers, while the designs of the Reichel/Pugh Nauta 78 and the recent Southern Wind 72 cruiser racers were assigned to the Californian studio Reichel/Pugh. Italian style could not have been represented better then by the contribution of Antonio Minniti and by Mario Pedol and Massimo Gino from Nauta Design. Minniti helped with the Holland 73 and the Farr 72 and is now working onthe new Southern Wind 72 with Fernando De Almeida. Thanks to the Nauta we have succeeded in entering the market of bigger boats with a high technological content, interpreting the requirements of our customers. Our clients have a very clear idea of what they want: safe, high performance yachts, elegant and classic in the use of wood for the interior and in the attention to finishing, designed and built for long voyages, with an engine room easy to inspect and maintain, crew quarters separated from the guest area. Being our boats delivered in Cape Town this focus on ocean-cruising, high performance, comfortable and attractive yachts was a necessary choice. This means that each makes a test sail of 5000-7500 miles of ocean navigation before reaching its destination. The Farr 72 Starr Trail and the Farr Nauta 95 Maya Ray travelled over 70,000 miles around the globe. Therefore it is fundamental that our owners have well-constructed, functional and comfortable boats. We presently have 5
yachts under construction: a Reichel/Pugh Nauta 78, a Farr Nauta 93, a Farr Nauta 95, a Farr Nauta 80, a Southern Wind 72 and the Southern Wind 100. Our objective is to improve quality by intensifying the exchange of know-how between Europe and South Africa; we have hired new engineers and expanded the design and quality control offices and we are increasing our workshop spacesready to meet new challenges.
Basically, the same old story...
Willy Persico was born in Milan in 1939 from a Neapolitan family, he graduated in Chemical engineering at the University of Naples in 1963. Then he lived between Milan, London and Genoa. After working for a while in the oil and chemical industry
in 1973, he became an industrial manager. Willy Persico's career as an entrepreneur started in 1979, initially in the ship-fitting oil industry and later in the shipbuilding industry.