Stellenbosch alla fine dell’arcobaleno
Paola Gabrielli
Paola Gabrielli ha inaugurato alla fine di febbraio una gelateria a Stellenbosch e il primo di aprile la seconda a Franschoek. Si chiamano in italiano “Lecca il gelato” e richiamano in afrikaans il suono di “lekker”, che vuol dire buono. Presto ne saranno aperte altre a Città del Capo e il piano di sviluppo ne prevede molte in tutto il Sud Africa. Nel Boland si sta mettendo a punto anche una grande fabbrica che fornirà gelato e semifreddi a negozi, alberghi e ristoranti. Ecco la storia di come il tutto è cominciato:
L’arcobaleno di Paola Gabrielli era un arco fra la Roma della sua infanzia felice e l’Africa delle sue vacanze di giovane sposa e madre. Un arcobaleno che aveva alimentato il sogno di una nuova vita africana con i due uomini che completavano e condividevano la sua felicità, il marito e il figlio bambino. Sette anni durò l’incanto delle vacanze africane fra le spiagge incontaminate e la savana del Kenya pullulante di vita primordiale. Sette anni a nutrire il sogno di poter trasformare quella vacanza in una vita quotidiana, dove il legame quasi soprannaturale che la lega allo sposo possa liberarsi nel senso di libertà dei wildebeest che corrono come il vento nelle pianure assolate, seguendo il richiamo ancestrale che li riporta là dove la vita genera altra vita. Poi, in una sera di disumano dolore, Paola si accascia all’improvviso, come folgorata, davanti alla porta di casa. Nessuno sa spiegare come e perché, ancora nessuno sa, ma la morte ha bussato al suo cuore. In quel momento il marito, l’altra metà di sé stessa, è rimasto ucciso in un incidente stradale, su una strada dove non era mai stato, in una zona che non conosceva, alla ricerca di un medicamento di cui forse non aveva bisogno.
Non hanno più senso la vita dorata dei Parioli, le sfilate di moda, la nuova professione di arredatrice di successo, le passerelle illuminate che aveva calcato indossando gli abiti da sogno dei grandi creatori di moda. Soltanto il richiamo dell’Africa è ancora abbastanza forte da alimentare un residuo desiderio di vita e di cambiamento. L’Africa alla fine del suo arcobaleno. Arriva a Stellenbosch e sente una voce dentro dirle che questo è il posto dove si deve fermare, il luogo dove i colori dell’arcobaleno si confondono con quelli dei vigneti in autunno. Qui in tre giorni compera la sua nuova casa e comincia a tessere la tela di una nuova vita per sé e per il figlio Edoardo, che a sua volta scopre nuovi interessi, nuovi stimoli, nuovi amici, lontano dalla noia della gabbia dorata della Roma bene.
Nella pace dei viali ombrosi della cittadina universitaria del Boland, sotto le querce centenarie che dispensano gratis la loro ombra e danno generosa ospitalità a intere famiglie di scoiattoli, Paola scopre una comunità rilassata e sorridente, che saluta cordialmente anche gli sconosciuti e accoglie i turisti come vecchi amici. E il pensiero corre a tempi lontani, a quando, bambina, la bisnonna la portava tutti i pomeriggi a prendere il gelato, piccolo peccato di gola e scusa per mascherare il piacere di spendere tempo prezioso nel reame un po’ trascurato dei sentimenti e delle piccole gioie familiari. Sull’onda dei ricordi nasce il desiderio di un buon gelato, come quello dell’infanzia, di cui risente sul palato il sapore come l’avesse appena gustato. Scopre così che quel gelato qui non c’è.
In un attimo nasce un piano, formula programmi, si impegna con tutte le sue forze in un progetto che solo apparentemente è imprenditoriale, ma che nel suo intimo è invece un’operazione di recupero di sentimenti e sensazioni dolcissimi, un desiderio di condividere con tutti il piacere di un buon gelato, nel cono, da consumare lentamente, passeggiando sotto gli alberi, per le vie di una piccola città che si sente amica. Il padre e la madre, Paolo e Maria Grazia, l’appoggiano e si fanno contagiare dal suo entusiasmo, il figlio si offre di indossare il grembiule bianco dei commessi di gelateria e dalla pentola alla base dell’arcobaleno spunta Fabio Ficoroni, chimico alimentare che gira il mondo a installare e avviare laboratori di alta gelateria e che si appassiona tanto al progetto da diventarne uno degli artefici principali, dedicando tutta la sua esperienza alla produzione di quello che è, parola di esperto, “il miglior gelato del mondo”. Verità sacrosanta, perché qui gli ingredienti sono perfetti, dal latte alla frutta, allo zucchero.
Lo zucchero è il più difficile da trovare, non perché in Sud Africa non ce ne sia, ma proprio perché ce ne sono tanti e la ricerca di quello perfetto è lunga e laboriosa. Una sera di febbraio, dopo tanti assaggi, quando ormai mancano poche ore all’apertura della prima gelateria, Paola e Fabio decidono di fare una pausa per andare a mettere in bocca qualcosa di salato, tanto per recuperare la capacità di distinguere i sapori, quanto per non morire di fame. Al ristorante, sul tavolo, trovano la consueta scelta di bustine di zucchero per il caffè e, sorpresa sorpresa, proprio uno di quelli li fa esclamare, se non proprio “eureka”, almeno un più sobrio “eccolo”. E’ nato, parola di Paola e Fabio, "il gelato più buono del mondo".
Ciro Migliore